Il re bambino ha messo tutto alle spalle e si è messo il Napoli sulla spalle. Si è battuto con un cipiglio e il vigore degli ultimi tempi, partecipando a tutte le trame di gioco. Ha preso il posto di Lozano nelle ossessioni di Rino che se prima invocava senza sosta il nome di “Chucky” durante la partita ora imperversa dall’inizio alla fine con quello di “Victor”. Lo guida come se fosse un gioco alla playstation, lo indirizza parlando in tutte le lingue del mondo, la prima che gli viene in mente, dal francese all’inglese, magari anche con qualche cattiva parola in calabrese. “Proteggi”. “Non scappare”. “Guarda il pallone”. “Occupa il punto medio (che sta per il cerchio del centrocampo, ndr)”. Ed è così per novanta minuti. Victor ogni volta si gira verso la panchina per timore di non aver sentito bene. Ma lui ha sentito bene, ogni cosa. Ha il gol nel sangue, e non lo si scopre solo dopo averlo visto stracciare i difensori dello Spezia e riportare lassù il Napoli. Era chiaro a tutti che senza di lui per oltre tre mesi per i problemi prima alla spalla e poi al braccio (il coronavirus non ha inciso per nulla, tanto non poteva giocare) era un altro Napoli. (Il Mattino)