Il Gov. De Luca paragona Agnelli alla vecchia auto della Fiat, la “Duna”

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Il governatore della Campania la prende a ridere: «Volevo fare una battuta su Andrea Agnelli: Dio c’è. È difficile immaginare un dirigente sportivo capace di produrre un tale disastro e un atto di totale masochismo per la società che dirige. C’era una vecchia macchina prodotta dalla Fiat, la Duna, la macchina più brutta del mondo. È l’equivalente in termini sportivi». Ma Vincenzo De Luca è francamente l’unico che ha voglia di farlo. Perché i toni sono ancora pesanti, roba da resa dei conti, da vendetta che va assaporata caldissima. La disfatta della Superlega sancita anche dalla ritirata di JpMorgan («Abbiamo chiaramente valutato male come questa operazione sarebbe stata percepita dal mondo del calcio») che avrebbe dovuto finanziare il circo Barnum di Real Madrid, Juventus e company, non sembra aver fatto venire meno la voglia di persecuzione nei confronti dei club scissionisti sia da parte dell’Uefa che della Lega calcio. O almeno di una parte dei club di serie A. Ieri c’era anche De Laurentiis collegato in videoconferenza che dopo il duro affondo di Dal Pino contro Juventus (Agnelli è assente) e Inter (Marotta c’è ma resta in silenzio) ha provato a smorzare i toni: «Di questo argomento forse è meglio che ne parliamo in un altro momento visto che non è all’ordine del giorno». Il patron del Napoli non vuole soffiare sul fuoco e dà un segnale chiaro a tutti, ovvero che le sette sorelle, l’asse tra Napoli, Juventus, Inter, Verona, Fiorentina e Atalanta, si è rinsaldato dopo gli scricchiolii. Si pensava che lo schiaffo di Juve e Inter avrebbe fatto crollare la recente coalizione creatasi in via Rosellini fra club storicamente avversari e divisi da opposti interessi e invece l’impressione è che non sia così. Perché De Laurentiis ha chiesto tempo per valutare cosa fare nei confronti dei tre club di serie A che erano pronte a dar vita alla scissione. Mentre Genoa, Sampdoria e Roma in prima linea invocano provvedimenti immediati e duri. A partire dalla richiesta di dimissioni di Scaroni e Marotta dalle cariche federali. È evidente che molti club puntano a riaprire il discorso dei Fondi. P. Taormina “Il Mattino”

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