Materazzi a Il Mattino: “La costruzione dal basso? Il Napoli lo fa con molto criterio”
Prima di essere Materazzi e Gattuso, sono Marco e Rino: fratelli, più che amici. Si conoscono dai tempi in cui hanno iniziato a giocare nel Perugia e da quel momento in poi non si sono più lasciati. Un legame fortissimo, rafforzato ulteriormente dal successo indimenticabile nel 2006 in Germania con la Nazionale. Un legame capace anche di andare oltre la rivalità tipica di un derby come quello tra Inter (di cui Marco è stato protagonista nel Triplete del 2010) e Milan. Forse sì, solo in quei 90 minuti mettevano da parte l’amicizia per dare spazio alla professionalità e all’attaccamento alla rispettiva maglia. Poi, al fischio finale, tutto come prima: fratelli e amici.
E oggi come vede il suo amico Gattuso alla guida del Napoli? «Come sempre. Come il solito e vero Rino. Già al Milan ha dimostrato di poter togliere il disturbo lasciando tantissimi soldi senza che venisse calpestata la sua dignità. Ha saputo aspettare, ha accettato la chiamata del Napoli e nonostante tutti i problemi che ha avuto in questi due anni ha rilanciato la squadra in un momento difficilissimo e un anno fa ha conquistato la Coppa Italia alla ripresa della stagione».
Il suo Napoli come le sembra? «Penso sia la squadra che gioca il calcio migliore di tutto il campionato».
Cosa le piace di più? «Hanno un’idea di gioco molto chiara e un’identità perfetta. Penso ai due esterni offensivi che sono molto bravi a entrare nel campo, mentre quelli difensivi si allargano e spingono. Il Napoli gioca con personalità e fa dimenticare le assenze che ci sono state quest’anno».
A cosa si riferisce? «Il Napoli è stato falcidiato dagli infortuni. Praticamente è come se i due attaccanti non li avesse mai avuti. Giocare con o senza Osimhen e Mertens direi che fa abbastanza la differenza. Per non parlare di e Koulibaly che tra Covid e infortuni è stato fuori un bel po’».
E lei di difensori se ne intende… «Penso che chiunque vorrebbe giocare in coppia con Kalidou. Io per primo mi sarei sentito al sicuro, perché tanto, se non ci arrivo io, sono sicuro che ci arriva lui».
Eppure Manolas sta facendo molta fatica. «Il problema non è di certo l’intesa con Koulibaly, perché, ripeto, con lui accanto ci vorrebbe giocare chiunque. Manolas è uno dei miei giocatori preferiti, ma ancora non è arrivato a Napoli… Da tifoso del calcio lo reputo uno dei più forti difensori a livello europeo e non ho ancora capito cosa c’è che non lo fa rendere al meglio».
A proposito di difesa: che ne pensa della costruzione dal basso? «Partiamo dal presupposto che non mi fa impazzire, ma nel caso del Napoli lo fanno con concretezza. Ai miei tempi l’obiettivo era superare 40 metri e allora poteva bastare un lancio: adesso i metri sono 90 perché tutti pressano alto. E, quando trovi squadre organizzate bene come il Barcellona, devi stare ancora più attento, perché poi sono ad due passi dalla tua porta e sono pronti a farti male».
Nel Napoli chi è quello che può fare più male di tutti? «Insigne. Senza dubbio».
Perché? «Lorenzo ha fatto un grandissimo campionato e ha raggiunto quella maturità che gli consente di essere quello che é. Già prima era un fenomeno, ma ora fa le cose con una naturalezza unica: da capitano che ha padronanza dell’ambiente e del campo».
Il segreto? «Sicuramente c’è stato lo zampino di Rino».
Davvero? «Lo ha stimolato nel modo giusto, fin dal primo giorno. Ha toccato i tasti giusti: gli ha detto che lo voleva col sorriso. Un altro se la sarebbe presa, invece Insigne ma ha tratto i giusti insegnamenti dalle parole dell’allenatore. Va dato a Rino il merito di averlo saputo punzecchiare e a Lorenzo di essere stato intelligente a recepire nel modo giusto quegli stimoli. Non dimentichiamoci che è praticamente l’unico che ha dovuto tirare la carretta per tanto tempo. Lui c’è sempre stato, gli altri si sono visti meno tra infortuni e momenti di forma altalenanti. E so perfettamente che Rino vuole tutto da tutti e nessuno si può risparmiare».
E lei lo conosce bene… «Il suo percorso parla chiaro. Ha sudato tanto per ottenere questa panchina importante e non si è mai nascosto. È uno vero, come me».
E anche in campo vive molto la partita. «Si fa rispettare e sente la gara in maniera accesa».
In questo è un po’ come Conte, prossimo avversario di Gattuso nel big match di domenica sera tra Napoli e Inter. «Si sfidano due fuoriclasse in panchina. Napoli e Inter hanno due obiettivi e due filosofie di gioco molto diverse, ma gli allenatori vivono la partita in maniera molto simile. Sarà una bella gara anche se l’Inter non è brillante come squadra».
E le sue sfide contro Gattuso, quando eravate uno all’Inter e l’altro al Milan? «Premessa: Rino ed io siamo cresciuti insieme. Basti pensare che io lo chiamo figlioccio e lui mi chiama padrino. Ma quando c’era il derby non ci si guardava manco in faccia. In campo era guerra. Entrambi abbiamo un carattere molto forte».
Ma allora chi andrà in Champions il prossimo anno? «Bella sfida. Qualche settimana fa avrei detto che il Milan avrebbe perso punti, ma invece sta tenendo un ritmo importante: merita di andare in Champions. L’Atalanta va a tutta forza, mentre quella che vedo peggio è la Juve. Il prossimo turno con Napoli-Inter e Atalanta-Juventus potrà essere molto importante».
B. Majorano (Il Mattino)