Quando si dice «parlare la stessa lingua». Lorenzo Insigne e Fabio Quagliarella lo fanno sia in campo che fuori. Lorenzo è cresciuto nel settore giovanile azzurro, ha dovuto fare un giro largo, Foggia, Pescara, poi l’approdo in prima squadra. Ne è diventato capotano, ha ereditato da Hamsik la fascia. Mentre Fabio ha dovuto aspettare ancora di più. Ha dovuto fare gol per tanti anni da lontano. La chiamata più bella è arrivata nell’estate 2009, quando il Napoli ha bussato. Quella stagione (2009-10) resterà nei suoi ricordi: breve ma intensa. Poi le polemiche legate al suo addio, il passaggio alla Juventus (mal digerito da tutto il popolo napoletano), le denunce per stalking e infine la grande pace con i colori azzurri. Insigne, adesso, sta vivendo il suo periodo migliore. Segna a raffica, inventa, è sempre più leader del suo Napoli. Si è caricato la squadra sulle spalle nel momento più buio e l’ha tirata fuori dai guai. In campo, lui e Quagliarella, parlano esattamente la stessa lingua: quella della classe e della genialità. Avrebbero potuto difenderli insieme i colori della stessa città, ma non è stato possibile. Fabio è un giramondo di professione (in serie A ha segnato con 5 maglie diverse), mentre Lorenzo può diventare la bandiera del Napoli. Quello che sarebbe stato anche il sogno di Quagliarella.
Il Mattino