Champions, Modiale per club e Copa America, tutto ingolfato
Pep Guardiola è stato solo l’ultimo allenatore a criticare un calendario internazionale congestionato e complicato da “reggere” al tempo del Covid. Le numerose positività nel gruppo dell’Italia, ma anche quelle emerse nel ritiro della Polonia si aggiungono alle difficoltà che in passato avevano riguardato i convocati di altre nazionali (Croazia, Slovacchia, Portogallo, Serbia e Uruguay, solo per citare qualche esempio). Per non parlare della stanchezza fisica e dello stress con i quali i giocatori devono fare i conti scendendo in campo così spesso in una stagione iper compressa. I club non possono che essere contrariati e la voce di Pep in questi giorni si è aggiunta a quella di Mihajlovic, critico per il problema muscolare accusato sabato da Tomiyasu, che il Giappone aveva utilizzato pure nel successo per 14-0 contro la Mongolia. Forse era necessario pensarci prima, ma nessuno (Fifa e Uefa) ha voluto rinunciare a niente perché c’erano format di tornei già varati e diritti televisivi venduti. Adesso il conto lo stanno pagando i calciatori, a marzo già stremati (il ct Mancini lo ha ribadito più volte), e le società, che poi sono quelle che a fine mese versano gli stipendi. Servirà da lezione per il futuro? Difficile perché dal 2024 in poi l’obiettivo dell’Uefa è quello di aumentare ulteriormente il numero di gare nella fase a gironi della Champions (da 6 a 10) dopo che già adesso è stata aggiunta una partita per ogni finestra riservata alle nazionali e che manca solo l’annuncio per capire quando prenderà il via la nuova formula del Mondiale per club da 24 formazioni della Fifa.
TAGLIARE COSA? Andrea Agnelli, presidente dell’Eca, ha più volte ribadito che bisogna uniformare il calendario internazionale perché non in tutte le nazioni si giocano lo stesso numero di incontri. In Inghilterra una formazione che arriva in fondo a entrambe le coppe nazionali (potrebbe essere il caso del City quest’anno) può disputare fino a 49 partite domestiche, mentre in Germania, dove il campionato è a 18, si può arrivare al massimo a 40. Al netto della Supercoppa nazionale. Al computo poi vanno aggiunte le coppe europee e gli impegni delle nazionali. Tagliare qualcosa è indispensabile soprattutto in ottica post 2024. Fosse per le grandi dell’Eca la soluzione sarebbe semplice: riduzione del numero delle partecipanti ai campionati nazionali (da 20 a 18 come in Germania) e taglio di quei tornei riservati alle nazionali ritenuti inutili (Nations League). Leghe e Federazioni, però, non ci stanno e votano contro l’allargamento della Champions, un torneo che con 100 incontri in più rischierebbe di fagocitare tutto. Di certo se non ci saranno “aggiustamenti”, pare complicato trovare altre 4 date esclusive da riservare alla Champions nel triennio 2024-2027. Bisognerebbe iniziare la stagione al massimo a metà agosto e finire a fine maggio-inizio giugno. Sempre sperando di non dover fare i conti con recuperi e con un’altra pandemia.
INGOLFATO ANCHE IL 21-22. Senza però proiettare lo sguardo in avanti di tre anni, già la prossima annata sarà intasata. Perché questa si concluderà con gli Europei e la Coppa America (le finali sono previste nella prima quindicina di luglio) e i giocatori avranno bisogno di staccare un po’. Dopo si ricomincerà con le nazionali che nelle tre soste di settembre, ottobre e novembre avranno le gare di qualificazione ai Mondiali in Qatar 2022, qualcuno le finali della Nations League (è il caso dell’Italia) e altri il recupero delle sfide rinviate a marzo (per esempio le nazionali sudamericane). Prepariamoci ad altre polemiche, ma almeno speriamo che il Covid ci dia tregua.
A cura di Andrea Ramazzotti (CdS)