Il doppio stop di Mertens è stato da insegnamento, e con Lozano si è agito con cautela

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Lo stop-bis di Mertens insegna: chi ci tiene alla maglia fa di tutto per indossarla di nuovo anche se non è al top della condizione. E di questi tempi, sottovalutare un acciacco fisico significa fermarsi a lungo. 36 giorni vuol dire esattamente 7 partite. Comprese le due di Europa League. L’ultima volta che ha giocato era il 13 febbraio. E per capire l’importanza che ha in questo Napoli, basta vedere un numero: solo due volte, in questa stagione, è partito dalla panchina con la Sampdoria (entrato a inizio secondo tempo) e con il Torino. Poi il resto è stato sempre titolare quando era disponibile, anche nelle gare di Coppa Italia con l’Empoli e poi con lo Spezia. Intoccabile, insomma. Chiaro che per troppo tempo si è giocato troppo. Tre partite alla settimana, tutte importanti, quasi tutte già decisive o presunte tali. E il fisico, anche se ben allenato come quello di Lozano, ha avuto un problema. È stato così ovunque, ma a Napoli gli accidenti si sono concentrati praticamente tutti a ridosso l’uno dell’altro. Domani la gara del Napoli andrà di nuovo in diretta in Messico, dove Lozano è davvero un eroe nazionale. «Golzano» lo stanno chiamando adesso, dopo che a inizio anno, dopo la rete al Cagliari, iniziano a paragonarlo a Hugo Sanchez. Forse un paragone eccessivo. Ma se serve per farlo volare ancora di più. P. Taormina (Il mattino)

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