L’ex Montefusco: «Io, tre volte traghettatore dico che Rino deve restare»
In questi giorni di dubbi, tensioni e veleni è riemersa quella parolina: traghettatore, che nel calcio è l’allenatore che subentra ad un collega per concludere l’annata in attesa di un terzo tecnico per la successiva stagione. Enzo Montefusco, 75 anni, ex centrocampista con 214 e 13 gol in azzurro, è stato il traghettatore del Napoli per tre campionati di fila. E nel ‘97, nel ‘98 e nel ‘99 la panchina scottava molto di più.
È stato l’allenatore degli azzurri complessivamente per 26 partite: perché accettava quegli incarichi a tempo? «Perché ero il tecnico della Primavera e un uomo della società. Nel ‘97 subentrai a Simoni, che si era accordato con l’Inter. Bianchi, il direttore generale, non volle tornare in panchina e toccò a me. La squadra rischiava la retrocessione e io non dormivo la notte. Ci salvammo e poi giocammo la finale di Coppa Italia contro il Vicenza. Andò male perché ci trovammo in 10 nei due tempi supplementari per l’espulsione di Caccia».
Il ritorno in panchina un anno dopo. «Fui il quarto allenatore dopo Mutti, Mazzone e Galeone. Situazione compromessa, bloccati all’ultimo posto in classifica e sicuri della retrocessione in serie B. Accettai per spirito di servizio. L’ultima esperienza nel ‘99, quando la società decise di esonerare Ulivieri a poche giornate dalla fine del campionato perché aveva fallito la promozione».
Un traghettatore servirebbe, oggi, al posto di Gattuso? «Assolutamente no. Per due ragioni. La prima: il Napoli è a quattro punti dalla zona Champions e può ancora superare il turno in Europa League, peraltro stanno rientrando giocatori importanti. La seconda: chi accetterebbe un incarico a tempo? Nell’attuale Napoli non c’è un uomo società come lo ero io alla fine degli anni ‘90, con risultati importanti anche nel settore giovanile. Nel ‘97, poche settimane prima di sostituire Simoni, lamia Primavera aveva vinto la Coppa Italia contro la grande Atalanta di Prandelli».
Lei vede il bicchiere di Gattuso mezzo pieno. «Beh, no, il Napoli ha deluso anche me: lo avevo messo sullo stesso piano di Juve e Inter. A Gattuso, da collega con qualche anno di esperienza in più, do un consiglio: eviti di trasmettere ansie alla squadra, sia fermo e lucido in panchina. Un uomo perfetto in questa situazione sarebbe stato il grande Pesaola».
Perché? «Il Petisso sarebbe entrato negli spogliatoi, avrebbe fatto sciogliere le tensioni e sentire i migliori al mondo anche i calciatori più scarsi». F. De Luca (Il Mattino)