Oddo (All.): “Mettere in discussione Gattuso è un alibi per i calciatori”
Si conosco bene. Massimiliano Oddo e Gennaro Gattuso hanno vissuto insieme le glorie del Milan e quelle della Nazionale. E dopo l’esperienza del campo hanno deciso entrambi di percorrere la carriera da allenatore. Oggi che è in attesa della chiamata giusta per ripartire da una panchina importante, il 44enne Oddo osserva il calcio italiano e in particolare gli allenatori emergenti.
Che idea si è fatto dei suoi ex compagni al Milan e in Nazionale come Pirlo e Gattuso alle prese con le panchine di due big?
«Andrea prima e Rino dopo hanno vissuto momenti difficili. Ma credo che il problema di fondo sia un po’ legato al calcio italiano che è poco paziente e poco equilibrato. D’altra parte qui è stato criticato anche Ancelotti che ha vinto dovunque. Purtroppo fa parte del nostro sistema, mentre all’estero non è così».
Gattuso, in particolare, sta vivendo un momento difficile.
«Fa strano pensare che fino a due mesi fa Rino era l’astro nascente degli allenatori mondiali e a Napoli si parlava di rinnovo del contratto. Ora, invece, è messo in discussione».
Lei che lo conosce quale reazione si aspetta?
«Di sicuro è molto diversa come cosa quando sei calciatore o quando sei allenatore. Quello che non devi fare mai è lasciarsi condizionare, altrimenti vai in bambola».
Per un allenatore cosa vuol dire sentirsi ogni partita sotto esame?
«Certe situazioni non sono vissute troppo male dagli allenatori. Sono i giocatori che devono starci con la testa. Inconsciamente, quando sa che il tecnico a rischio, un calciatore rischia un po’ di mollare. Per questo dico sempre che le società forti sono quelle che non mettono mai in discussione il proprio allenatore in modo da non dare mai alibi ai calciatori. Se invece una società fa questo va incontro a tanti problemi».
Ma a lei cosa piace del Gattuso allenatore?
«Mi è sempre piaciuta la cura che ha per la fase difensiva. Devo ammettere che non mi ha stupito vedere le sue squadre giocare un calcio propositivo e offensivo. Se sei stato un certo tipo di giocatore non vuol dire che avrai le stesse caratteristiche anche da allenatore. È molto maturato».
E che idea si è fatto del momento del Napoli?
«Sicuramente è un’ottima squadra, costruita bene e ben guidata. Poi dall’esterno non è semplice farsi un’idea. Di sicuro non si può negare che i tanti infortuni abbiano danneggiato preparazione e rendimento in campo. Per l’esperienza che ho avuto a Pescara posso dire con certezza che quando hai questo tipo di problemi non riesci a stare mai in piena forma».
In che senso?
«Non sai mai chi entra, chi esce, chi non si allena. Quando la condizione manca è un problema per tutti. Viviamo un momento molto complicato per la gestione del lavoro. Quando ti trovi in periodi così si fa fatica. Tra infortuni e Covid diventa durissima. Si vive alla giornata e non sai cosa ti può succedere domani. E poi giocare di più vuol dire anche esporsi di più ad ulteriori rischi».
Contro il Granada non sarà facile: lei crede nell’impresa?
«Mi è capitato di andare sotto 2-0 all’andata e poi ribaltare. Il calcio è bello per questo. La storia di una qualificazione può cambiare anche con un gol segnato dopo un minuto. Serve la testa giusta e il Napoli ha nelle corde la possibilità di ribaltarla».
E in campionato?
«La situazione è più aperta rispetto all’anno scorso. La Juve ha rallentato e le milanesi ne hanno approfittato. Certo, peccato per il Napoli che si trova più indietro».
B. Majorano (Il Mattino)