
I medici della clinica Olivos, contrari alle dimissioni di Maradona, fecero firmare una lettera ai familiari (le figlie Dalma e Jana) e al dottor Luque: si assunsero la responsabilità della sua gestione in una casa, quella a Tigre, a pochi chilometri da Buenos Aires, dove sarebbe morto il 25 novembre. Le condizioni dell’ex campione erano gravi e l’assistenza inadeguata. I medici sembravano scherzare nei loro messaggi. Uno di essi scriveva: «O ci ritirano la tessera o siamo dei semidei». I familiari erano preoccupati per le condizioni di Maradona, che respirava male durante il sonno, aveva la depressione, urinava poco ed era gonfio. «Fatelo bere di più», il suggerimento di uno dei medici. Nessuno sarebbe andato a visitarlo nei giorni successivi. Poi la morte e le accuse di omicidio colposo.
Il Mattino