Gotti fu vice dell’ex azzurro Sarri, ne parla al Cds con tanto entusiamo
Vice di Maurizio Sarri al Chelsea nel 2018-19
A Udine dal 2019 Luca Gotti è nato ad Adria il 13 settembre 1967. È l’attuale allenatore dell’Udinese, club in cui è arrivato nel 2019 quale secondo di Igor Tudor. Nel novembre 2019, all’esonero di Tudor, è diventato primo allenatore. Ex centrocampista con le maglie di Contarina, Sandonà e Caerano, figlio di Dino, ex allenatore a sua volta, è laureato in Scienze Motorie e Pedagogia. Ha cominciato ad allenare nel 1998, guidando i giovanissimi del Milan, e dopo aver diretto anche Reggina e Treviso e l’Italia Under 17, nel 2010 è diventato secondo di Donadoni a Cagliari, e lo ha seguito anche a Parma e a Bologna. Quindi è stato il vice di Maurizio Sarri al Chelsea nel 2018-19.
In Italia la tattica conta ancora più che all’estero?
«A furia di esportare bravi allenatori, abbiamo contaminato questo credo. Oggi Bundesliga e Premier hanno in conto la tattica più o meno come noi».
Tutti a copiare il tiki-taka di Guardiola, mentre lui lo superava con uno schema più verticale, che poggia su tanti giocatori universali. È ancora il numero uno?
«Guardiola non si ferma mai sulle sue acquisizioni. Questo lo fa unico. Ha principi solidi, ma non è schematico. Certo, beneficia di squadre scelte da lui, in relazione alle idee che coltiva. È un privilegio negato al 90 per cento degli allenatori. Eppure mi sono convinto che il suo vero segreto non è la tattica».
Che vuol dire?
«In Inghilterra l’ho studiato. La differenza che persegue non è tattica, ma caratteriale. Lui la definisce “animismo”. Vuol dire sfruttare al massimo le potenzialità dei calciatori a prescindere dal risultato. Tante squadre segnano un gol e cambiano del tutto atteggiamento mentale. Oppure dominano, poi subiscono un gol casuale, e si abbattono. Cambia l’inerzia della partita, cioè quel flusso di forze psicologiche collettive che sposta il baricentro del gioco, contro ogni stessa volontà tattica. Questo disequilibrio corrisponde a una virata emotiva che avviene nella testa dei calciatori. Piuttosto che concentrarsi sul 4-3-3, è importante spingere la squadra a giocare come se stesse sullo 0-0 anche se è avanti di due gol».
Come si fa?
«Rispondo con una metafora politica. C’è differenza tra governance e visione. La prima è intesa come problem solving, è un metodo della contingenza. Se agisci con questa logica, sei un tattico. Darai soluzioni sempre diverse a problemi diversi, ma senza una coerenza di fondo. Oggi a levante e domani a ponente. Rischiando di mandare in confusione i calciatori. Se hai una visione, invece, farai in modo che tutte le soluzioni tattiche e i rimedi, per quanto diversi, siano coerenti con questa. Se la visione sarà stata digerita dal gruppo, ogni adattamento tattico sarà interpretato correttamente. Potrai fare un gioco apparentemente diverso, ma coerente con il progetto. Questo è il segreto di Guardiola, e anche la strada per andare oltre il tiki-taka senza smentirsi».
A. Barbano (Cds)