Il Mattino – Gattuso in conferenza: “Ora basta così non posso andare avanti”
Il Mattino parla di Gattuso
Nelle scarpe, si scopre, non ha dei semplici sassolini, ma pietre arroventate. E ha iniziato a farle rotolare una alla volta. «Prendo schiaffi ogni giorno, sembriamo ultimi in classifica. Gli ultimi quindici giorni non sono stati gestiti come dovevano, io sto bene solo quando sto a Castel Volturno a lavorare con i miei giocatori». La rabbia, l’orgoglio, ma di più la solitudine. E soprattutto la sofferenza di Gattuso per chi doveva difenderlo a spada tratta e non lo ha fatto. Ovvero De Laurentiis. Uno strappo? Sì. È Rino a farlo. A volerlo fare. Definitivo? Dipende. Il tempo c’è, nel caso, per ricucire. Certo il riferimento di Gattuso è al lungo silenzio del patron nonostante gli insulti e i sussurri. E poi a quel contratto bello e pronto, inviato dalla Filmauro ma che è rimasto sorprendentemente nel cassetto del presidente. «Io sono stato corretto, potevo andare già a parlare con altri club. Ma non l’ho fatto e non lo farò». De Laurentiis è rimasto allo stadio solo il primo tempo. Poi è andato via nell’intervallo per tornare a Roma in treno.
Gattuso, la notizia buona è la risposta positiva con il Parma della squadra?
«Ma io non ne avevo dubbi. Ecco, se c’era un motivo per cui potevo prendere il beauty case e tornarmene a casa era legato a questo aspetto: se la squadra non stava con me o non ci stava con la testa ovvio che me ne sarei andato dalla proprietà a trovare una via d’uscita. Ma questa cosa non c’è mai stata, né prima né dopo».
Una sofferenza?
«Ma è il Napoli che voglio io. Mi piace quando abbiamo annusato il pericolo, quando abbiamo giocato da squadra, quando abbiamo lottato e ci siamo dati una mano. Nel giorno in cui non abbiamo brillato per qualità, arriva la risposta che voglio: senza dimenticare che stiamo andando avanti con un solo attaccante di ruolo. Ora ho solo Petagna ed è difficile giocare ogni tre giorni così».
Molto nervoso lo è ancora?
«Prendo schiaffi ogni giorno, da chiunque. Per tranquillizzarmi dicono che arrivano insulti da chi non conta nulla, ma è difficile vivere ogni giorno in questa maniera. Perché si smanetta e qualcosa rimane: non è una situazione che mi fda piacere. Se perdo due partite sono di nuovo in discussione? Ma mica si può lavorare così. Ci vuole serietà».
Con chi ce l’ha in particolare?
«Questa tarantella è cominciata da un mese a questa parte, non è iniziata l’altra ieri, sento offese personali, sento parlare della mia pescheria dove certe persone non potrebbero mai mettere piede. Dicono che sono maleducato, che sono incapace, che sono malato, non è facile, è roba anomala quella che bisogna sopportare qui. Io certe offese gratuite non le posso accettare, perché sono un sanguigno».
Il contratto che fine ha fatto?
«Non voglio parlarne. Posso anche firmare 10 anni e andare via lo stesso, perché sono legato alle emozioni, devo sapere sempre di che morte morirò. Non so chi ha sbagliato. So solo che a me adesso importano solo le partite».
La squadra l’ha abbracciata?
«Io sono pane pane e vino al vino… sanno che non ho rancore… c’è chi pensa di giocare di più e se non gioca mette il musino. Ma ci sta. Siamo davvero un bel gruppo».
Quindi?
«Io credo al lavoro. Mi sento a mio agio a Castel Volturno, ma non mi sento a mio agio per il resto. Credo in quello che faccio, l’aria che si respira non mi piace».
E De Laurentiis
«Rapporto sempre stato buono. Non posso negare che gli ultimi 15-20 giorni un po’ di delusione per quello che è successo c’è. Non sono ipocrita. Ho rispetto per lui, sono un dipendente, mi fa allenare una squadra forte, gli ho chiesto Bakayoko e me lo ha preso. Ma è stato gestito male questo momento».
Delusione?
«Io non mi sono permesso, anche se non ho firmato, di sedermi a tavolino con altri club, avevo appuntamenti e non mi sono presentato. Perché sono corretto»
Ora la Coppa Italia con l’Atalanta.
«Non conta che hanno perso con la Lazio, l’Atalanta può farti 6 gol, è una macchina da gol, hanno giocatori con quantità e qualità e sappiamo che avremo due gare in una settimana molto difficili». P. Taormina (Il Mattino)