Gattuso “scomoda” i santi: “Non sono Padre Pio, non mi dimetterò mai!”
Non sentiva il peso della sfiducia addosso di De Laurentiis. Non pensava di dover dimostrare nulla a nessuno, Rino Gattuso, era certo che pure in caso di eliminazione oggi sarebbe ancora a Castel Volturno ad allenare la squadra. Ma in ogni caso la vittoria con lo Spezia era quella che cercava «perché è la mia quarta semifinale in Coppa Italia in quattro anni che faccio l’allenatore in serie A ma è quasi una cosa che non ha conto. Ed invece ce l’ha». Troppe chiacchiere al vento e troppa rabbia covata dentro.
In realtà non comprende: se De Laurentiis non ha più fiducia in lui e davvero ha contattato altri allenatori, perché non cacciarlo direttamente? «Non capisco perché c’è questo clima attorno a questo Napoli, sapevo che era difficile lavorare qui ma è eccessivo quello che succede».
Ha voglia di voltare pagina alla velocità della luce ma le pietre sono nella scarpa e se le vuole togliere. Una a una. E fa bene. «Sento dire che mi dovrei dimettermi. E perché mai dovrei farlo, perché non viene chiesto anche ad altri ma sempre e solo a me? L’ho fatto una volta al Milan ma perché ero certo di non poter dare di più ma non sono Padre Pio, ho famiglia e ho uno staff e qui sto buttando il sangue per questa squadra dalla mattina alla sera. Con buoni risultati. Ovvio faccio l’allenatore, se non vado bene giusto che venga messo in discussione. Ma qui mi pare tutto esagerato. Ma di certo io non mi dimetterò mai». D’altronde, davvero si fa fatica a comprendere il motivo per cui Gattuso debba difendersi in questa maniera. Spiega: «Stiamo facendo un buon lavoro, è tutto esagerato. Mica siamo gli unici che hanno alti e bassi. Resto con orgoglio a guidare questa squadra».
A MUSO DURO
Non accetta che tutti stiano lì a puntare il dito per i due gol presi nella ripresa. Come se non possa capitare un cedimento sul 4-0 e in Coppa Italia.
Allora sbotta seccato. «Mica siete davanti a dilettanti allo sbaraglio: avanti di quattro gol devo provare Mertens e Osimhen che so bene stanno al 30 per cento delle condizioni e so che con loro in campo soffro. Ma se non giocano, se non mettono minuti… ovvio che abbiamo il dovere di ritrovarli pur correndo il rischio di giocare così».
Parla dell’incontro con De Laurentiis. «È venuto, ha voluto rassicurare me e la squadra ma non ce ne era bisogno. Perché io sono serenissimo. Perché io sono uno cazzuto che da allenatore vincerò come ha vinto da calciatore».
Non si ferma, va avanti con l’affondo. «Nel primo tempo abbiamo fatto il giro della giostra, il pallone non lo hanno mai visto. Poi ci sta che con i cambi possano arrivare i gol presi. Ma le critiche non le capisco: sono senza Osimhen da tre mesi, di Mertens dalla gara con l’Inter. Cosa farebbe l’Inter senza Lukaku e Lautaro? Io faccio il mio lavoro, se non va bene pazienza. Vengo dalla strada, nessuno mi ha mai regalato nulla. Se mi gira posso pure andare in Kuwait ad allenare». Il lungo incontro con De Laurentiis e la semifinale con lo Spezia consentono a Gattuso di avvinarsi alla gara con il Parma con maggiore serenità. La metamorfosi ideologica rispetto al Verona, ma anche tattica, con Demme baricentro basso e Lozano prima punta in questo 4-3-3 ha dato buonissimi risultati. Una svolta quella del primo tempo che può ricordare quella di Sarri la sera con il Bruges. Vedremo con il Parma cosa ha in mente Gattuso. A lungo sembra un leone in gabbia: si toglie anche il giaccone e resta quasi a maniche corte quando vede il suo Napoli fare quello che non deve fare nel finale con lo Spezia. Mercoledì sera De Laurentiis ha ripetuto fino quasi a stancarsi parole come compattezza, fiducia e serenità nell’incontro con Gattuso al Britannique: non solo il faccia a faccia con la squadra e lo staff ma anche un lungo dopo-cena, terminato a tarda notte, con cui provare a riavvolgere il nastro, a chiarire qualche spigolatura, ribadire che non ci sono ultimatum di due o tre partite e che la fiducia è a tempo incondizionato. De Laurentiis spiega che il club è tra quelli che non ha chiesto di prorogare la scadenza del 16 febbraio per pagare gli stipendi ma senza i soldi della Champions sarebbe un problema. Ovvio, dell’argomento rinnovo adesso non si parla: come svelato ieri, la bozza definitiva è partita dallo studio Grassani il 12 gennaio. Approvata da Gattuso e De Laurentiis. Mancano le firme. Ora capire se arriveranno è come scommettere sul rosso e il nero alla roulette. P. Taormina (Il Mattino)