Noi de ilNapolionline siamo molto attenti alle realtà del calcio femminile, anche giovanile e infatti è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, Alessandro Amoroso, allenatore della Casertana U-15 femminile, ecco l’intervista completa:
Quando è stata fondata la squadra femminile Casertana ? “La Casertana femminile U-15 è nata l’anno scorso, su ordine della FIGC che ci ha inseriti in un campionato nazionale, dove prima c’è una fase interregionale. Nella fase finale si scontrano le prime di ogni girone. L’anno scorso essendo stato il primo anno, abbiamo avuto diverse difficoltà, era come andare sull’autostrada con una bicicletta, ma nonostante tutto ci è stato conferito la coppa disciplina, un premio per la squadra che ha totalizzato meno punti penalità, infatti non ne abbiamo totalizzato nessuno, ciò è un record sia in campo femminile che maschile e ne siamo veramente fieri. Oltre all’U-15, quest’anno si è formata anche U-12 sempre femminile e da Settembre si formerà anche l’U-17, così da avere tutte le tipologie di categorie giovanili.”
Quale è il campo dove vi allenate? “L’anno scorso ci siamo allenati in una bellissima struttura, cioè l’OPEN, sito in Viale Carlo III tra Caserta e San Nicola la Strada. Quest’anno per volontà del nostro presidente Giuseppe D’Agostino, ci dovevamo allenare anche noi allo stadio Pinto, dove gioca e si allena anche la prima squadra maschile, ma dato che ci sono stati dei rallentamenti ai lavori di perfezionamento del manto erboso, non abbiamo potuto allenarci lì. Questo è andato avanti fino ad Ottobre quando i lavori sono terminati e ora ci alleniamo allo Stadio Pinto, il martedì e il giovedì dalle 17:00 alle 18:30 sia per quanto riguarda noi che l’U-12.”
A che punto è il movimento femminile campano? “Il movimento del calcio femminile campano è ancora in fase embrionale rispetto ad altre regioni del centro-nord come Lombardia, Toscana e le squadre romane. In Campania oltre al Napoli femminile che è da poco entrato in Serie A, il Pomigliano D’Arco che ha la prima squadra in Serie B femminile e il Sant’Egidio, che ha la prima squadra in Serie C femminile, abbiamo società in fase di crescita come noi, ad esempio il Napoli Spa, la Salernitana, che però hanno numeri completamente diversi dalle società del centro-nord Italia. Addirittura lì, abbiamo scuole calcio con numeri altissimi con 120-150 ragazzine in totale, cosa che qui è impensabile, infatti noi troviamo ancora ragazzine che giocano in scuole calcio maschili. In Campania ci sono pochissime squadre femminili, infatti nel nostro girone interregionale ci sono 11 squadre femminili campane e una squadra della Basilicata, dato che lì ce ne è solo una, cioè il Potenza. Insomma c’è molto da lavorare.”
In questo periodo covid, come vi siete comportati? “In questo periodo di emergenza, in un primo momento abbiamo fatto allenamento di gruppo sul campo, poi siamo passati agli allenamenti individuali. C’è da sottolineare che con grande senso del dovere, la società ci ha fatto fare i test sierologici, e le visite mediche in strutture a norma ed esterne allo stadio. La cosa più brutta di questo periodo è stata non lavorare in gruppo anche perchè, diciamolo, il momento più bello dell’allenamento è la partitella finale (ride ndr), e dunque spero che la situazione con i vaccini si risolva e che si possa tornare ad allenarsi in gruppo, perchè solo con questa tipologia di allenamento si riesce ad insegnare il calcio.”
Quali sono gli obiettivi stagionali? “Il nostro obiettivo è migliorare quanto fatto l’anno scorso. L’anno scorso abbiamo fatto fatica perchè abbiamo affrontato squadre blasonate anche a livello femminile come Napoli, Sant’Egidio, Benevento, Salernitana, che sono società molto forti per l’U-15 femminile, infatti credo che la nostra categoria sia la più bella a livello giovanile femminile. A testimonianza di ciò, noi quest’anno abbiamo dovuto fare delle selezioni per avere una squadra competitiva per il campionato. Però, ci sono ancora dei posti liberi per l’U-12, quindi nel caso vogliate iscrivere le vostre figlie dalla categoria 2008, 2009, 2010, la società come scuola calcio è felice di accoglierle.”
Questa nomina di Sara Gama all’assocalciatori può essere un tassello in più per la crescita del calcio femminile? “La nomina di Sara Gama, il capitano della Nazionale italiana è importante, per il calcio femminile. Io occupandomi di calcio femminile giovanile, non so quanto possa influire questa nomina per noi, ma per le grandi sarà un motivo in più per farsi notare e attirare sempre più persone verso questo sport. Il calcio ha bisogno di figure femminili”
Quale è la differenza tra il calcio maschile e il calcio femminile? “Io ho allenato per 20 anni nelle scuole calcio giovanili maschili e sono al secondo anno con le ragazze del calcio femminile e posso dire che a livello tecnico non c’è troppa differenza, ma di struttura fisica è sostanziale. A livello disciplinare le ragazze sono più tranquille, attente e volenterose di imparare, rispetto ai maschietti che sono più euforici e scherzano tra di loro e per farli smettere, ci uscivano delle ‘ chianette’ (ride ndr). Poi con i maschi tendevo a giocare con loro e in sintesi dovevo essere più che l’allenatore, un domatore che si trovava nella gabbia con i leoni, a differenza delle ragazze con cui devo essere più un professore in classe, dato che sembrano delle alunne morigerate che ascoltano la lezione.”
Come è arrivato ad allenare in una società prestigiosa come la Casertana? “Alla Casertana sono arrivato quasi per caso. Nel 2018 allenavo a Macerata Campania i giovanissimi dopo aver scritto pagine importanti a San Marco Evangelista, in cui ero vicepresidente, con le affiliazioni con la Lazio, con il Bari e la Salernitana, decisi di inviare il mio curriculum e a propormi come talent scout alle società calcistiche più importanti campane. A rispondermi fu la Casertana. nella figura del responsabile del settore giovanile Andrea Zungri, che mi fissò un appuntamento allo stadio Pinto, in cui erano presenti lui e mister Zavarone, ex calciatore della Casertana. Mi chiesero di cosa mi ero occupato in precedenza e mi chiese di cosa mi volevo occupare. Io risposi che mi sarebbe piaciuto occuparmi di talent scout e loro mi chiesero se volevo occuparmi di attività riguardanti lo sport di base e specificai che non avrei voluto allenare i bambini perchè sono sempre stato allenatore di ragazzi almeno in età adolescenziale, allora Zungri mi propose questo ruolo di allenatore della squadra U-15 femminile. La proposta la vidi come una sorta di sfida personale, perchè la squadra si doveva ancora formare e accettai, lasciando la Soccer Macerata dove avevo fatto bene e nel giro di 15 giorni formammo una squadretta, spargendo un pò la voce o facendo venire le ragazze delle varie scuole calcio. Ero emozionato perchè ero diventato allenatore e avevo formato la prima squadra della Casertana femminile U-15 della storia, e addirittura l’addetto stampa Peppe Frondella, che presentava la serata della festa di Natale ,al palazzetto dello Sport adiacente allo stadio Pinto, mi chiamò tra la platea e mi presentò come primo mister della Casertana femminile U-15 della storia, dopo 110 anni dalla fondazione della Casertana e quella fu una soddisfazione importante per me. Così formammo questa squadra che ora è già una realtà.”
Quale è il suo consiglio per gli aspiranti allenatori? “Questa è una domanda a cui rispondo con il cuore. Molti allenatori alle prime armi tentano di emulare attraverso i propri ragazzi, lo stile di gioco delle società della Serie A, ma secondo me è sbagliato soprattutto nei ragazzi più piccoli. Il ruolo del mister è quello prima di tutto di far giocare e far divertire i ragazzi anche perchè se tenti un gioco troppo difficile e i ragazzi non riescondo ad interpretarlo, si demoralizzano. Il calcio complesso della Serie A, puoi tentare di emularlo con i ragazzi più grandi dai 15-16 anni in poi. Tra l’altro bisogna considerare che per esempio vuoi utilizzare il gioco dal basso con il portiere e non hai un campo adeguato, dove magari ci sono delle buche tu rischi di far sbaglire i tuoi ragazzi che pi si sentono in colpa; è come partecipare al gran premio di Monza con una 500. Ribadisco bisogna far giocare i ragazzi e far fuoriuscire il meglio di loro e se c’è un talento ci sono gli osservatori appositamente inviati sui campi per valutarlo. Infatti voglio raccontare la storia di un ragazzo che ho allenato a San Marco Evangelista, Angelo Guida, classe 2002, che fu notato dal talent scout della Salernitana ed ora milita nella primavera. Non bisogna forzare la mano con giocate complicatissime, perchè se hai dei ragazzi talentuosi, come dice il detto, se son rose fioriranno.”
Intervista a cura di Gianpaolo Volpicelli