Gli effetti diretti della mancanza di Victor Osimhen sono evidenti per un Napoli costruito per la ricerca della verticalità. Dopo 13 gare effettive di campionato il Napoli, seppur con una gara in meno di altre 16 squadre, ha la miglior difesa, con appena 12 gol subiti, unica formazione del campionato ad aver subito meno di un gol a partita. Dal Milan capolista all’Inter di Conte passando per la Juve tutte hanno una media peggiore del Napoli. Almeno un gol a gara lo subiscono. Dal punto di vista offensivo, invece, i conti non tornano: 27 reti in 13 gare sono più delle 25 messe a segno da CR7 e soci, ma meno di Milan, Inter e Roma che guidano la classifica ed hanno già scavallato quota 30 nella casella delle reti messe a referto.
CON E SENZA VICTOR
Per fare gol, c’è un presupposto fondamentale: bisogna tirare. Ed il Napoli ha risentito inevitabilmente dell’assenza di Victor Osimhen da quel 13 novembre, data dell’infortunio alla spalla con la nazionale nigeriana. Cambia, da quel momento, il rendimento azzurro nella capacità di produrre conclusioni verso la porta avversaria. Senza la punta ex Lille, il Napoli è sceso in campo in campionato per 737 minuti, con 117 tiri: una conclusione ogni 6.2 minuti. Osimhen, invece, è sceso in campo per 505 minuti in serie A ed il Napoli ha prodotto 105 conclusioni: non serve una calcolatrice scientifica per capire la differenza nel volume di tiri. Tanto, però, per esser precisi, la media è di una conclusione ogni 4.8 minuti.
Anche nelle vittorie più tonde, c’è stata una differenza: contro Genoa ed Atalanta, ad esempio, il Napoli è arrivato 18 volte al tiro, nei match con Roma e Crotone sono state rispettivamente 14 o 13 le volte in cui Mertens e compagni hanno provato a violare la porta avversaria. Seppur nel contesto di una sconfitta, il Napoli contro il Sassuolo, con Osimhen in campo, ha trovato 22 tiri, quasi un record per una gara di Serie A. Gattuso lo ha spiegato a più riprese: la capacità di ricercare la profondità del ventiduenne attaccante consente di bypassare gli schermi avversari.
E se quest’operazione non dovesse riuscire, con la fisicità o con la sponda, costringe, comunque, la linea difensiva a concedere parecchi metri: aspetto che consente, ad esempio, di poter tentare la conclusione da fuori o anche dall’interno dell’area di rigore con maggiore facilità, ma anche con un angolo di tiro potenzialmente più ampio. Fonte: Il Mattino