È un pareggio d’oro. Un pareggio strappato con i denti. Certo pare non valer nulla, sembra quasi una patacca, ma Gattuso sa bene che in notti così anche questo può andar bene.
«Me lo tengo stretto questo risultato. Non è un momento facile per me e questo la mia squadra lo avverte».
Rino Gattuso ha il sorriso amaro: il Torino in piena crisi sembrava la vittima prediletta per tornare a sorridere e invece non è andato nulla come doveva andare. Ma le assenze pesano. E quelle di Osimhen e Mertens iniziano a diventare dei macigni.
Gattuso, che pareggio è? «Siamo scarichi, siamo arrivato senza benzina. Abbiamo fatto la stessa prestazione di domenica sera con la Lazio ed è chiaro che questi giorni di riposo ci serviranno per ricaricarci».
Cosa manca? «Lucidità e freschezza, siamo stanchi nella testa e nelle gambe ed è il motivo per cui questo pareggio me lo tengo ben stretto. Non abbiamo gestito bene questi ultimi giorni, ci mancano giocatori importanti e ci sta che dopo quattro mesi in cui abbiamo praticamente giocato sempre ogni tre giorni, potesse arrivare un momento così. Detto ciò, bisogna guardare al futuro con grande ottimismo».
La vittoria in Collegio di Garanzia non vi ha caricato? «A parole certo, ma non basta perché in campo poi servono i muscoli, la corsa. Però io credo che la squadra soffra a vedermi in queste condizioni. Sono abituati a vedermi cazzuto e magari adesso che non lo sono ne pagano le conseguenze».
Contento per la decisione del Coni? «Non potevamo partire, abbiamo fatto quello che ci è stato detto di fare e che era giusto fare. E tutto ciò che è stato fatto, è stato in buonafede».
Come va l’occhio? «Gli ultimi giorni meglio, ma per una decina di giorni non sono stati me stesso anche perché il problema che ho mi porta anche ad essere molto stanco. È un problema che ho da dieci anni e che per la terza volta mi prende in maniera così grave. Anzi, voglio rassicurare chimi dava un mese di vita che sto bene e che non sono morto (il riferimento è per una serie di voci vergognose circolate nelle ultime ore di sue dimissioni per motivi di salute, ndr). Presto l’occhio tornerà a posto, ma è chiaro che non è facile non veder bene anche per un giorno intero.Ma io faccio il lavoro più bello del mondo, il mestiere che amo e un giorno che non ci sarò più, voglio che succede su un campo di calcio».
La squadra come sta reagendo? «Non mi piace farmi vedere in questo modo, chiaro che sono ragazzi che vedono che il proprio allenatore non sta bene e ci restano male ma la vita è questa. Lemie condizioni di salute stanno influendo. E ai ragazzini che vivono momenti brutti, che si guardano allo specchio e non si piacciono, dico che la vita è bella e che devono sempre affrontare tutto con il sorriso».
Le assenze hanno un peso? «Sì, Osimhen e Mertens non sono due qualsiasi. Osimhen ha caratteristiche importanti per il nostro gioco e la sua assenza comincia a essere pesante. Contro il Torino, ieri, non abbiamo sofferto molto ma non siamo stati brillanti».
Che campionato sarà? «È strano, si vedono tante squadre in difficoltà, bisogna pensare una gara alla volta tenendo in mente il nostro obiettivo che è quello di tornare in Champions. Noi alla scudetto non abbiamo pensato né ci pensiamo. Conta tornare tra le prime quattro».
E dal mercato di gennaio si attende qualcosa? «Mi pare che non girino né soldi né calciatori importanti. Se restiamo così non mi dispiace».
Cosa si augura? «Non siamo brillanti negli ultimi tempi, abbiamo avuto pochi problemi muscolari quest’anno, tutti traumi. Lozano ci ha dato una grandissima mano. Bisogna ritrovare giocatori di qualità al 100%» P. Taormina (Il Mattino)