Il finale nel segno del capitano. Gran gol, quello di Insigne, che ha evitato al Napoli in pieno recupero la mortificazione della terza sconfitta consecutiva in una settimana, contro l’ultima in classifica e in casa . Un altro ragazzo di questa terra, Izzo da Scampia, aveva acceso le speranze del Torino, che invece ha confermato di essere una squadra che subisce troppo facilmente le rimonte avversarie: sono 23 i punti persi dopo essere passato in vantaggio. È accaduto anche al Maradona, grazie a quel colpo de Dios di Lorenzo. Una prodezza per un punto, che dopo questa ennesima brutta partita appare piccolo. Capiremo nelle prime partite del 2021, quando vi saranno i rientri di alcuni infortunati, se è un punto di ripartenza. Per ora, c’è da chiedersi dov’è finito il bel Napoli. Una squadra di personalità, seppure priva di uomini di valore (Osimhen, Mertens e Koulibaly; Lozano è entrato nell’ultima mezz’ora al posto del fiacco Politano), non reagisce a due sconfitte consecutive come ha fatto quella di Gattuso contro il Torino. È stato festeggiato nel modo peggiore il successo ottenuto da De Laurentiis nel processo sportivo al Coni, concluso con la restituzione di un punto e la decisione di far disputare Juve-Napoli. Peccato che gli avvocati non possano farsi restituire i punti persi sul campo. Toccherà a questa squadra che ha chiuso il 2020 nel modo peggiore, uscendo subito dalla zona Champions in cui era rientrata dopo la sentenza di martedì.
Per Gattuso il modesto rendimento delle ultime settimane dipende dai tanti impegni. «Eravamo scarichi fisicamente», ha detto dopo l’1-1 strappato al Toro. Problema comune alle squadre che giocano le coppe, peraltro aggravato dalle assenze di alcuni big. Ma il Napoli è senz’anima. Rino ha spronato per tutta la partita i suoi uomini fiacchi e senza idee, raramente pericolosi, colpiti dalla rete di Izzo pescato libero in area. A un certo punto il tecnico ha fatto quasi tenerezza perché provava a scuotere gli azzurri urlando dai dai e non riceveva alcuna risposta. Ha provato con i cambi, inserendo Lozano che aveva subito un forte trauma domenica all’Olimpico e perfino Llorente, che lascerà la squadra tra poche ore. Per fortuna, in extremis, ci ha pensato Insigne ed è arrivato il primo pareggio in campionato. Il Napoli è da tempo che gioca male. Deludenti le due partite in Europa League, pessimo il primo tempo con la Sampdoria, bene invece in casa dell’Inter, dove però non sono stati raccolti punti. E male contro il piccolo Toro, per nulla in sofferenza contro un avversario con la rosa più forte – anche se privo di uomini di peso – e anzi superiore sotto l’aspetto dell’organizzazione. I granata si sono blindati con la difesa a cinque (più i tre centrocampisti), hanno chiuso gli spazi agli azzurri che nel primo tempo hanno tentato senza successo di sfondare sui lati e hanno attaccato con Verdi e Belotti, a cui è stato lasciato molto campo dai lenti centrali Maksimovic e Manolas, non supportati da Bakayoko. Insigne, rientrato dopo la squalifica, ha acceso raramente la lampadina, fino all’ennesima prodezza. Napoli inconsistente, con tutti quei problemi emersi contro la Lazio e confermati contro avversari di bassa classifica, andati in vantaggio con pieno merito.
Si è chiuso con un modesto pareggio al Maradona l’anno solare 2020 che ha consentito al Napoli di riaprire la bacheca per sistemarvi la Coppa Italia, decisa ai rigori la finale contro la Juve. In questi sei anni tanta acqua era passata sotto i ponti, con il brillante triennio di Sarri che aveva divertito ma non aveva portato trofei. Gattuso sì, subito dopo le sofferenze del lockdown. Il 2020 era cominciato male per Rino, sbarcato sul pianeta Napoli l’11 dicembre dopo l’esonero di Ancelotti, licenziato da De Laurentiis nella notte in cui era stato conquistato l’accesso agli ottavi di finale di Champions League. A inizio anno tre sconfitte consecutive con Inter, Lazio e Fiorentina, poi la risalita.
Per dare sicurezza ai propri uomini, Rino era stato molto pragmatico nella prima fase. Contro squadre più forti aveva tenuto la difesa stretta e bassa e attivato il contropiede. E proprio per sfruttare gli spazi ha chiesto a De Laurentiis di acquistare a carissimo prezzo Osimhen, il veloce attaccante nigeriano scelto come punta di diamante nel 4-2-3-1, quel passo avanti che ha voluto compiere sotto l’aspetto del gioco ma che ha ancora zone d’ombra. Il giovane Victor si è fermato a inizio novembre per un infortunio alla spalla e il progetto dovrà essere riproposto da metà gennaio, se tutto andrà bene. Anche per questo stop, non si è visto il Napoli come Gattuso avrebbe voluto. La squadra è discontinua. All’inizio di questo campionato ha vinto quattro partite, poi è andata avanti tra alti e bassi. Troppi. Il bilancio dell’anno solare evidenzia che il Napoli ha perso 11 delle 34 partite di campionato: un terzo, troppo per chi ha ambizioni. E tra meno di un mese, il 20 gennaio, c’è la sfida di Supercoppa contro la Juve. E quella è da vincere anche sul campo. F. De Luca (Il Mattino)
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