Lampi e amnesie, Gattuso: “Tutti soffrono dopo le coppe”

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Ovvio che Gattuso starà lì a guardare (con gli occhiali nuovi di zecca) pure il primo tempo, ma è giusto cominciare a pensare che solo una grande squadra, anche quando gioca così male, è capace di non sbriciolarsi come poteva succedere dopo che la Sampdoria ha fatto quello che voleva nei primi 45 minuti, regalando un pomeriggio di una sofferenza indicibile, un ballo quasi senza fine. Favorita, ovvio, dalla svogliatezza di alcuni azzurri. «Noi sapevamo che sarebbe stata una gara faticosa», dice subito Gattuso. Ma stavolta evita le prediche e le ramanzine. Anche perché la risposta c’è stata.
Gattuso, con la Sampdoria è stata una delle vittorie più sofferte?
«Dopo le gare in Europa, tutte hanno fatto fatica. Basta vedere anche i risultati negli altri campionati, non solo il nostro. Giovedì noi abbiamo speso tanto contro una squadra fortissima come la Real Sociedad, sapendo di trovare una Sampdoria che ha in Ranieri un allenatore che avrebbe trovato il modo per metterci in difficoltà».
L’ha vinta con i cambi?
«Abbiamo una rosa che può fare la differenza e non è solo ieri pomeriggio che ne abbiamo dato la prova. La gara ha cambiato volto con Lozano e Petagna ed è importante che la squadra ha trovato la forza per ritrovare quell’equilibrio che non avevamo nel primo tempo. Dove abbiamo meritato lo svantaggio. Ma era la gara che mi aspettavo, anche perché la Sampdoria gioca così bene sempre. Non è una sorpresa».
Lozano è il capocannoniere della squadra. Una sorpresa?
«L’anno scorso dopo ogni tiro cadeva a terra. Lui invece è questo, veloce, rapido, sa fare le due fasi. Si è ritrovato, in Olanda nel Psv faceva tanti gol, era impossibile che si fosse dimenticato come si fanno. Sta giocando un buon calcio, dà una mano anche nella fase di non possesso che sa fare bene, con generosità e qualità».
Politano, invece, ha deluso?
«Anche lui sta disputando una buona stagione. Ieri ha fatto fatica ma quello che conta è non fare il musino e prepararsi al prossimo impegno. Tanto si gioca ogni tre giorni…».
In cosa la Sampdoria ha creato più problemi?
«Non era semplice venire a capo di questa partita. Ranieri gioca con due linee a quattro ben organizzate: ogni volta che andavamo a imbucarci, perdevamo palla ed eravamo costretti a fare settanta metri. L’abbiamo poi presa in pugno, grazie al palleggio e alla nostra capacità di battagliare».
Significativo l’abbraccio di Petagna dopo il gol.
«Lo so, mi vuole bene. Poi magari ha la mia foto e al mattino mi sputa in faccia, ma fa parte del lavoro (ride, ndr). Io sono uno all’antica, loro lo sanno. Mi piace dire pane al pane, vino al vino. Non ho peli sulla lingua, ma non porto mai rancore. Io non so mentire, se i calciatori scoprono che tu stai recitando una parte poi te la fanno pagare. Meglio essere sinceri. E io e il mio staff lo siamo».
A proposito di sincerità, cosa succede a Fabian?
«A fine partita era dispiaciuto e io lo capisco, perché tante volte mi è capitato di sbagliare una partita in carriera. A chi non è capitato? Ma gli ho detto di stare su con la testa, che il bello di questo calcio è proprio che si gioca sempre, che tra due giorni già si torna in campo. Bisogna andare nella stessa direzione, quello che stiamo facendo. I momenti così passano».  P. Taormina (Il Mattino)

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