La triste verità del Pibe: «Non sarò mai un uomo comune»
Il cronista napoletano lo scovò pochi mesi dopo la squalifica per cocaina. Diego Armando Maradona, l’uomo più popolare al mondo, si era nascosto a Oriente. L’ex capitano del Napoli parlò di tutto. «Come faccio a vivere così? Non credo che sarò mai un uomo comune», fu l’ultima risposta ad Angelo Rossi, autore del libro Le leggende del Napoli: una città, un popolo, una squadra (Editore Diarkos, pagg. 250, euro 17).
Nell’inverno del 91, quando vi fu l’incontro ad Oriente, Diego aveva appena compiuto 31 anni, con un futuro che poteva ancora essere scritto. Ma sarebbe ancora caduto ai Mondiali americani del 94, «tradito dai suoi stessi dirigenti per avere fatto uso di efedrina, un prodotto ad azione dimagrante: tutti erano al corrente ma nessuno si fece avanti per difenderlo», così Rossi ricostruisce quella seconda squalifica, una decisiva sconfitta per il più grande calciatore al mondo. Non ha mai tradito, Diego. E quando dovette andar via scrisse: «Non ho mai tradito il calcio, voglio bene a tutti i napoletani, torno in Argentina perché ho bisogno di tranquillità e di riflettere su quello che mi sembra un oscuro disegno». Ad un certo punto non riusciva a tenere la sua vita in equilibrio, la cocaina se n’era impossessata, aveva tentato la mossa di trasferirsi a Marsiglia, perché credeva che cambiare ambiente potesse aiutarlo. Ferlaino lo bloccò, un anno dopo arrivò il secondo scudetto. Che fu la festa di addio di un uomo che fece male, tanto male, a se stesso, ma non a chi gli stava accanto. Amatissimo nello spogliatoio è stato Diego, in particolare dal massaggiatore Carmando, testimone delle sue vittorie anche al Mondiale 86. Prima delle partite, Salvatore riceveva da Maradona un bacio sulla fronte e gli diceva: «Che Dio sia con te». Una settimana fa Carmando ha letto quella notizia sul cellulare, si è chiuso nella sua casa di Salerno e ha spento il telefono, ricordando quei giorni tra le lacrime.
Fonte, F. De Luca, Il Mattino