Il bacio sulla maglia, dopo il gol. Dopo una punizione divina. Lorenzo Insigne è il figlio di Napoli, è il capitano degli azzurri come lo è stato Diego. Non poteva non far gol lui, sotto lo sguardo di Maradona dal maxischermo. E con la maglia argentina del Napoli. Intanto, fuori, continua la processione. Nonostante la pioggia, nonostante gli inviti a evitare gli assembramenti. Ha ragione Guardiola: «Non importa ciò che hai fatto nella tua vita, Diego. Conta ciò che hai fatto per noi e le nostre vite». Lo dicono le lacrime che continuano a scendere. Come quelle di Bruno Conti sotto al murales ai Quartieri Spagnoli, lì dove è andato anche Corrado Ferlaino. Mai come ieri sera ha pesato lo stadio senza tifosi. Cosa sarebbe stato il San Paolo (che è già lo stadio Maradona) in un’occasione del genere? Al 10′ quando le due squadre si fermano, si sarebbe alzato al cielo delle notte un coro assordante, come quelli che per anni hanno fatto tremare i palazzi di Fuorigrotta. Sono trascorsi 30 anni da quei giorni ma l’amore è rimasto intatto. Perché Diego è andato via ma non ha mai tradito Napoli. In nessuno momento della sua vita.
Il Mattino