Il medico di Maradona indagato per omicidio. Le figlie di Diego vogliono andare in fondo

Luque: «Colpe mie? Sì, di avergli voluto bene...»

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Di domenica mattina, in Argentina a Buenos Aires. Una perquisizione in fretta e furia per il timore «di cancellazione o eliminazione di materiale che potrebbe rivelarsi fondamentale per la chiarificazione del fatto», che poi è la morte di Diego Armando Maradona. Ecco l’irruzione degli agenti di polizia nella casa e nello studio privato di Leopoldo Luciano Luque, neurochirurgo e ultimo medico personale del Diez. Una svolta clamorosa: da “accertamento delle cause di morte” si è passati ad indagare il medico per “omicidio colposo” al fine di determinare se ci sono state negligenze e abbandono di persona. Le presunte omissioni e responsabilità di Luque partono dal 2 novembre, giorno d’ingresso di Maradona alla clinica Ipensa di La Plata, per controlli in seguito a un evidente peggioramento delle condizioni di salute: in quel momento il medico parlò di disidratazione e anemia. Poi, nel giro di poco più di tre settimane, mercoledì scorso la morte, dopo l’altro ricovero, a Buenos Aires alla Clinica de Olivos, dovuto all’intervento chirurgico al cervello.  

 

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COLPE. Dopo le perquisizioni, le parole di Luque. «Non mi hanno letto le accuse, non sono ancora informato. Ho aperto loro la porta, hanno preso la storia clinica e i dispositivi elettronici di ogni tipo. Sono rimasto sbalordito – ha spiegato, a volte interrompendosi per il pianto – Per me Diego era come un padre, ma faceva quello che voleva, il suo rischio era solo la dipendenza e morire di arresto cardiaco era la cosa più probabile, non c’entra nulla l’intervento chirurgico. Facevamo del nostro meglio per controllare pillole e alcol, per il cuore non si poteva fare niente. Il ricovero l’ho prolungato il più possibile e può essere che non volesse vedere le figlie. Non vedo nessun colpevole, se io sono responsabile di qualcosa è stato di amarlo e migliorargli la vita fino all’ultimo. Ma credo che Diego avesse smesso di lottare, lo vedevo molto triste e io non ero il supervisore di un presunto intervento domiciliare».

FIGLIE. Il nuovo corso delle indagini è dovuto in particolare in seguito alle testimonianze delle figlie di Maradona, Dalma, Giannina e Jana che hanno chiesto alla giustizia di conoscere i trattamenti e i medicinali somministrati al padre nelle ultime settimane di vita, specialmente dopo l’apparizione dell’ematoma poi asportato con un intervento chirurgico.
 
CURE NON ESEGUITE. Sempre ieri poi sono emersi anche i dettagli di un documento rilasciato al momento delle dimissioni dalla Clinica de Olivos: si richiedevano cure e attenzioni al suo domicilio che, alla luce dei fatti, non sono state eseguite. Tra l’altro si definiva «indispensabile» la presenza di infermieri a tempo pieno, preferibilmente uomini e specializzati. Mercoledì con Diego c’era solo una infermiera, Gisela Madrid, che ha anche ammesso di essere stata costretta a mentire nel suo rapporto.

LA LITE. Ma secondo quanto pubblicato da numerosi media argentini, Maradona e Luque avrebbero anche avuto una violenta lite il 19 novembre, col medico insultato e cacciato dalla casa di San Andres. Da quel momento i due avrebbero parlato solo per telefono.

Roberto Zanni  (Cds)

 

 

 

 

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