Mentre in Italia si dà fiato alle bocche spesso solo per esprimere giudizi non richiesti e sentenziare su un qualcosa che è lontano e che, per questioni affettive, culturali, per certi versi religiose, non si può capire, dal Guardian arriva una lettura diversa e per certi versi coinvolgente del binomio Maradona-Napoli. Il concetto religioso, abusato in questi giorni, accostato ad un mito popolare oltre che sportivo coinvolge anche Napoli, la città che l’ha eletto divinità. Napoli che è l’ultima città pagana del mondo.
Ed Vulliamy scrive che a Napoli “esiste su una faglia all’ombra di un vulcano, in prossimità dei culti della morte e dell’aldilà, piena di ciò che gli atei e gli europei del nord chiamano “superstizione”. Santuari familiari – e molti per Maradona, a volte completi di aureola – adornano angoli e cortili. Le strade del canyon di stucco scrostato intorno a Spaccanapoli e ai Quartieri Spagnoli sono fiancheggiate da marionette, maschere e Pulcinella. Anche le periferie logore, tra le più povere d’Europa, sono intrise di folklore: i napoletani leggono le carte sul serio, e interpretano i sogni con la smorfia – da Morfeo, dio dei sogni – una tabella di numeri correlata a parti del corpo e altri simboli. Le persone indossano il cornicello per protezione e per aiutare la fertilità o la virilità. Il cattolicesimo a Napoli è quasi occulto: nella cappella di Sansevero, il velo di marmo sul corpo di Cristo è così incredibilmente sottile, dicono, che non può essere stato scolpito da Giuseppe Sanmartino, ma deve essere stato drappeggiato su di lui e trasformato in pietra con un incantesimo”.
E su Maradona: “Il calcio di Maradona si addiceva a una città ricca di magia. Il suo controllo di palla, la strana traiettoria del suo tiro, il peso di un passaggio, l’incapacità di cadere, sfidavano le leggi della fisica e della gravità. Maradona era uno stregone del calcio; giocava in una quinta dimensione e poteva leggere nella mente dell’avversario prima che lui stesso sapesse cosa stava pensando. I trucchi di Maradona non si sono mai ripetuti; non c’erano schemi da leggere, nessun codice da decifrare. Ha giocato a calcio come uno sciamano vudù e Napoli ha capito esattamente cosa stava succedendo“.