APPROFONDIMENTO- Dopo Maradona nulla sarà più lo stesso
Approfondimento su Diego Armando Maradona
Diego Armando Maradona si è spento stroncato da un infarto nel pomeriggio di ieri. La sua assenza ha lasciato un vuoto incolmabile tra i tifosi.
25/11/20 ore 17:55.
“Lei è napoletano?”, “Sì perchè?”, “Ha visto che è morto Maradona”
Un misto di dolore, rabbia e stupore accompagnano il sottoscritto quando ha sentito pronunciare quelle parole, anche accorate, da parte di chi non sa cosa voglia dire avere il più grande di tutti i tempi scolpito nel proprio cuore.
Già perchè Diego Armando Maradona non è mai stato uno qualsiasi, lo racconta la sua storia e la sua vita nei sessanta soffertissimi anni vissuti sempre al limite. Perchè se “Diego” è stato INDISCUTIBILMENTE il più grande di tutti i tempi nel mondo del calcio, la sua vita da uomo fragile e debole con tutti i vizi che un essere umano potesse avere -dalla cocaina ai tradimenti passando per l’abuso di alcool- lo ha reso ancora di più il simbolo di una città altrettanto complicata come Napoli.
Era il 9 ottobre 1988 quando il sottoscritto sale per la prima volta nella sua vita le scale del “San Paolo” accompagnato dal papà i cui globuli sono più azzurri che rossi, per assistere a Napoli-Atalanta. Novanta minuti durante i quali l’unico vero piacere era stato mangiare un gelato all’intervallo e poi la folgorazione: al 91′ in un’azione confusa Giacchetta spinge quella palla in rete facendo saltare l’intero stadio e tremare me che non avevo capito sino a quel momento cosa davvero volesse significare la parola GOL.
Solo tempo dopo mi spiegarono che in quella rete c’era stata la complicità dellla Mano De Dios che aveva aggiustato il pallone per il compagno, ma ancora oggi quello mi sembra un dettaglio davvero irrilevante. Cosa significhi Maradona per il Napoli e Napoli non è facile da spiegare in poche parole ma tant’è che proverò a farmele bastare.
La lotta di Diego contro i poteri forti, sin dal momento in cui in diversi stadi del Belpaese si scriveva “Benvenuti in Italia” (povera la nostra Italia) è stata la lotta di un’intera città contro l’odio di alcune persone il cui curriculum è composto da partecipazioni a “Il pranzo è servito” e che oggi vorrebbero essere i garanti di tutti i cittadini.
La sua più importante battaglia è stata contro i poteri del Nord in Italia, contro i quali è riuscito a imporsi non certamente con la diplomazia ma soltanto usando la magia racchiusa in quel piede sinistro che ha disegnato per sette lunghi anni parabole che i comuni mortali potevano solo immaginare. Eh si Maradona è riuscito a riscrivere la geografia del calcio dal suo arrivo a Napoli, rendendo il club partenopeo il più forte di tutti ben due volte in campionato.
Ma la stessa città che lo ha amato e oggi lo piange come è già successo in passato con Totò, Massimo Troisi, Pino Daniele, Luciano De Crescenzo e tanti altri figli di questa terra, considerandolo partenopeo ad honorem, lo ha davvero protetto in quei sette anni?
Sarebbe un tema da approfondire e sviscerare fino in fondo ma preferisco limitarmi nel dire che se anche quasi tutti noi non abbiamo concretamente fatto nulla per colpirlo, in cuor nostro sappiamo di essere in debito con lui troppo spesso soffocato dall’eccessivo amore, dalle cattive amicizie e compagnie e dalla sua ingenuità che mal si sposava con la scaltrezza del popolo napoletano. Questo è un debito che non riusciremo mai a ripagare..
Il calcio è una passione di vita che mi accompagna da ormai trentadue anni, perchè la maglia azzurra può essere anche per un giornalista una ragione di vita, contro le ipocrisie di chi vuole esercitare la professione dimostrandosi distaccato. In questo, e giuro solo in questo, mi sento come Lui (con la “L” maiuscola come si deve a un Dio) perchè Diego ci ha insegnato anche che si può essere professionisti senza agire da ipocriti ma dando rispetto a chiunque voglia investire anche solo un minuto per ascoltarmi.
La cosa che fa più male è vedere i suoi più grandi nemici, quelli che hanno fatto di tutto per distruggergli la vita professionale e privata, salire sul palcoscenico a recitare il loro “atto di dolore” e ricordare con lacrime artificiali chi è stato meglio di lui.
No Maradona non avrebbe voluto questo, non lui che di normale non ha avuto nulla nei suoi sempre troppo pochi per chi lo amava davvero sessant’anni.
Il 25 novembre 2020 è morto il suo corpo ma il suo ricordo e il suo mito rimarranno sempre impressi nella testa di un popolo che ora vorrebbe intitolargli lo stadio, affinchè anche tra cinquant’anni le generazioni future non si possano scordare di lui.
Ciao Diego!
Un tuo figlio