Il 4-3-3, a Napoli, negli ultimi anni, stava facendo scuola. L’inizio di un nuovo percorso tattico è coinciso con il cambio di modulo: il nuovo progetto prevede il 4-2-3-1. Il tutto non ha inciso sugli equilibri difensivi. Il tecnico e il suo staff hanno battuto nel percorso di costruzione su un tasto principale: l’attenzione. Deve essere sempre altissima, quel continuo richiamare dalla panchina «posizioni, posizioni!» da parte di Ringhio è per codificare le diverse posizioni anche in diversi momenti della gara. Con un centrocampista in meno, è uno dei centrali difensivi che deve spezzare la linea dei 4 (Koulibaly) e andare a prendere il pallone rivolto all’attaccante. Questo deve comportare un costante scivolamento anche dei terzini. E per far in modo che la squadra possa sfruttare al massimo tutto il suo potenziale, il baricentro deve esser molto alto.
M. Giordano (Il Mattino)