Nella nostra serie A si sprecano i maestri. Maestro di qua e maestro di là. Poi spunta un tizio che descrivono come una specie di Cipputi ovvero solo tuta, chiave inglese d’ordinanza, lavoro, sudore e tondini da produrre in serie, senza mai alzare la testa dalla macchina. E si scopre che non è così: altro che operaio del pallone, perché quel tizio – che si chiama Rino Gattuso – da quando è a Napoli gioca sempre con almeno tre attaccanti, cerca il gol con azioni in orizzontali e in verticale e appena ha potuto imporre un nome nel mercato al proprio presidente ha scelto un tal Osimhen che attacca la profondità come poche punte in Italia. Insomma, era tutto chiaro da tempo che Gattuso non era solo tattica e grinta, ma il calcio va così: ha dovuto battere l’Atalanta, dare una lezione a Gasperini per far capire di che pasta è fatto il tecnico che ha preso il posto di Ancelotti. E all’inizio è stato trattato come una specie di usurpatore al trono del predestinato. Ora gli hurrà si sprecano, ma si sa come sono fatti i carri: ci provano tutti a salirci sopra. De Laurentiis ha creduto in Gattuso. Ci ha creduto talmente tanto che è, probabilmente, l’allenatore che ha più assecondato sul mercato: Osimhen, vero. Ma anche il rinnovo di Mertens porta la firma di Gattuso. Così come la scelta di accontentarlo prendendo in prestito Bakayoko. Senza dimenticare lo staff tecnico allargato in base alle sue indicazioni. C’è un feeling straordinario tra patron e allenatore, forse il rapporto più forte tra De Laurentiis e un proprio tecnico. Al di là del contratto su cui non c’è ancora la firma. L’impressione è che arriverà. Fonte: Il Mattino