Bakayoko: «Il mister è un po’ pazzo ma per me è come un padre, ringrazio Gattuso»

Il neo acquisto del Napoli tra campo, Gattuso e la sfida contro l'Atalanta

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Et voilà, Tiemoué Bakayoko: il gigante del centrocampo. Il signore che dovrà garantire muscoli, centimetri ed equilibrio all’idea ultra offensiva carezzata sin dal ritiro.

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Già prima del suo acquisto, insomma, ufficializzato a ridosso della chiusura del mercato e dunque all’inizio della sosta. E della bolla azzurra: «Voglio ringraziare Gattuso di avermi fatto venire in questa grande squadra e in questa splendida città. Sono davvero molto felice e orgoglioso: qui ha giocato Maradona, un’icona».

La speranza di Rino è che poi tocchi a lui ringraziare Tiemoué quanto più possibile. Certo. Nel frattempo, attestati (sinceri) di stima e gratitudine a parte, la missione è di ritrovare al volo la condizione: Bakayoko è fermo da oltre 7 mesi, e per la precisione dall’ultima partita di Ligue 1 giocata con il Monaco a Nizza il 7 marzo. Un bel po’, non c’è che dire, ed è per questo che al di là della fortissima tentazione di lanciarlo dal primo minuto già domani con l’Atalanta, bisognerà valutare per benino il suo stato di forma e anche il livello di integrazione nei meccanismi della squadra.

«Ho tanta voglia di tornare subito in campo ma non dipende da me: io, però, ce la sto mettendo tutta. Puntiamo in alto».

Allo scudetto? «Possiamo lottare, ma andiamoci piano».  

 

ECCOMI, RINO

E allora, caccia alla prima. Sì, Tiemoué è stato acquistato per incrementare notevolmente l’equilibrio, in virtù di un pacchetto di doti uniche nell’ambito della rosa, ma tra la chiusura anticipata dell’ultimo campionato francese e l’esclusione dai piani del Chelsea non gioca una partita vera da 223 giorni (oggi). Una vita. «Mi sto allenando nel migliore dei modi, spero di essere pronto già per la sfida con l’Atalanta».

La terribile Atalanta, in arrivo domani alle 15 al San Paolo. «Naturalmente, dopo tanti mesi, ho moltissima voglia di tornare in campo. Vorrei giocare subito, certo, ma dipende da Gattuso: tocca a lui valutare la mia condizione e decidere su chi puntare. Tra l’altro, loro praticano un calcio molto veloce».

CALMA SCUDETTO. Tendenzialmente, essendo un interdittore puro capace di catturare palloni e rilanciare l’azione, farebbe comodo. Eccome: il classico schermo, insomma, una diga da piazzare davanti alla difesa così da migliorare l’equilibrio in un sistema basato sulla convivenza di quattro attaccanti. «Per me non fa differenza agire in un centrocampo a due o a tre: farò quello che mi chiederà l’allenatore».

Rapporto solido, insomma, fatto di rispetto e all’epoca del Milan anche di schietti faccia a faccia. Rino, però, lo ha voluto e crede molto in lui: «Non posso che ringraziarlo della stima e della fiducia, per me è come un padre: sono a disposizione sua e dei compagni, eccezionali con me. Com’è? Un po’ pazzo, gli piace lavorare. Bisogna lavorare tanto per farlo felice».

Obiettivo scudetto? Dica la verità: «Abbiamo tanta qualità e possiamo lottare. Sì, combatteremo per restare in alto, ma non è il momento di parlare di scudetto. Ragioniamo partita dopo partita: ora c’è l’Atalanta, un avversario forte che gioca molto bene».

C’è tempo per lanciare la sfida all’Inter di Conte, che lo volle al Chelsea, e alla Juve del suo amico Morata: «Abbiamo ottimi rapporti, ma ora penso soltanto al Napoli». 

A cura di Fabio Mandarini (CdS)

 

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