Nel frattempo, anche per far passare meglio il tempo, Gattuso ha predisposto allenamenti uno dopo l’altro. Doppia seduta ieri ma anche oggi. La clausura è dura, c’è poco da dire. Perché la bolla è complicata: stanze singole, giocatori che trascorrono ore e ore in solitudine, pochi contatti se non durante gli allenamenti e anche se colazione, pranzo e cena sono vissuti insieme, il distanziamento (due metri) è assicurato da segnaposti e tavoli separati. I pasti sono serviti self-service e il personale del ristorante oltre alla mascherina indossa anche i guanti. Insomma, è un momento straordinario che il Napoli vive in maniera straordinaria. E allora Gattuso fa di necessità, virtù.
Non ama i ritiri ma non può farne a meno. E allora in questi giorni non sono previste pause: il tempo fuori dal campo è occupato dai telefonini e dai videogiochi, ma nel frattempo ecco che sul terreno di gioco le urla di Rino sono quelle di sempre. Un tono sempre duro, essenziale nella sua didattica almeno quanto la preparazione fisica per tenere alto il ritmo e compensare le lacune tattiche. Chiaro, non bisogna star lì troppo a martellare, ma bisogna allenarsi. E così, Rino ha detto poco o nulla alla squadra, ma su un punto è stato netto: «Proviamo ad approfittare del fatto che stiamo tutti insieme per lavorare sull’organizzazione del gioco». Non un martellamento mentale sugli schemi ma ecco che il 4-2-3-1 con l’inserimento di Bakoyoko. Gli allenamenti per reparto, curati anche dal vice Riccio.
E quel drone che vola sulle teste di tutti e riprende ogni momento. Le azioni 11 contro zero, per memorizzare i movimenti offensivi. Quelle con l’ostacolo delle sagome. Quelle con il campo accorciato dai cinesini, confini di plastica utili a imparare a memoria come eludere il fuorigioco, come uscire in pressing dalla fase difensiva, come coprire la zona del compagno uscito in avanscoperta. Sono giorni vissuti così, lavorando anche per consentire al tempo di scorrere più velocemente. Protocollo che va rispettato nei dettagli, quindi. E così anche il personale del Golden Tulip ha dovuto fare i tamponi per poter poi lavorare nell’hotel del ritiro.
Percorsi personalizzati, sanificazioni continue, palestra allestita all’aperto per consentire l’uso degli attrezzi. Nessuna possibilità di tornare a casa. Una bolla che non piace a nessuno. C’è poco da fare. Vissuta senza angoscia ma con grande fastidio. La sala video resta vuota, impossibile occupare anche quella che De Laurentiis ha allestito per vedere assieme i film sul maxischermo. Blindata anche questa. Messe al bando le riunioni interne. Chiuso il bar. Gattuso ha parlato personalmente sia con Zielinski che con Elmas per accertarsi delle loro condizioni. Tutti e due sono asintomatici. Fonte: Il Mattino