Sblocca stadi, la legge che farà rivoluzione
Guida all’emendamento: addio ai monumenti intoccabili. Si è affermato il primato sportivo e finanziario
su quello architettonico: ecco che cosa cambia.
La rivoluzione del calcio italiano è racchiusa in trentotto righe suddivise in tre commi: gli stadi monumento non sono più intoccabili. Nel foglio che contiene l’emendamento “sblocca stadi”, approvato giovedì dalla Camera in via definitiva con il Decreto Semplificazioni, 214 voti a favore e 149 contrari, ci sono le linee guida di quella che, nei prossimi mesi, mostrerà la sua portata concreta: l’emendamento ha affermato il primato finanziario e sportivo su quello architettonico e paesaggistico, nel momento in cui il calcio italiano si sta aprendo sempre più a investitori stranieri. Non significa che tutti gli impianti storici, sopra i 5 mila spettatori, verranno abbattuti, ma le società avranno meno vincoli, anche dal punto di vista paesaggistico. Da Milano a Roma, da Cagliari a Firenze, da Bergamo a Bologna. Ecco come era la situazione precedente e come cambierà.
IL VINCOLO
Come era: Per gli impianti di valore il vincolo di tutela artistica riguardava lo stadio in blocco. Non esistevano parti “non vincolate”. Anche se non avevano valore. Per intervenire era necessario il parere favorevole della Soprintendenza ai Beni Culturali.
Come è: La legge introduce una nuova regola. Gli impianti sportivi professionistici “non sono soggetti ai vincoli previsti dal Codice dei Beni Culturali”. Significa che per tutti gli stadi non esiste più una forma di tutela “storica, artistica, culturale, architettonica, ambientale o paesaggistica”. Anche se per lo stadio della Fiorentina c’è già una “dichiarazione di interesse culturale”, non ha più valore.
Cosa si può fare Alcune parti dell’impianto possono avere “valore testimoniale”, perché rendono l’impianto riconoscibile e diverso dagli altri. Esempi. Nel caso di Firenze, la Torre di Maratona; in quello di Bologna, la Torre del Dall’Ara; il fascio di rampe elicoidali di San Siro. La legge prevede che gli elementi iconici vengano mantenuti. Il ministero dei Beni Culturali ha 90 giorni di tempo, dalla richiesta della società, per indicare quali e come conservarli. Il termine di 90 giorni, che in casi eccezionali può arrivare a 120, è indicato nel testo come “silenzio-assenso”. Se il ministero non avrà presentato proposte, la società non avrà neanche questa specie di vincolo. Fonte: CdS