Certamente, poi, questo mercato andrà misurato attraverso un’altra variabile ancora più fondamentale: il denaro. C’è poca liquidità in giro, e se i club più ricchi, Juve e Inter, predicano prudenza, tutte le altre non possono regolarsi diversamente. La parola d’ordine è una: scambio. Siamo in un’economia di baratto. Le esigenze tecniche e le ragioni del bilancio vanno soddisfatte così, muovendo calciatori e plusvalenze, mica il contante.
Un modello che ha fatto scuola, se è vero che in queste ore Napoli e Roma, già impegnate in un difficile scambio “due per uno”. Con Milik da Fonseca e Ünder più Riccardi da Gattuso, stanno provando a passare al “tre per due”, allargando il discorso a Veretout e Maksimovic. Qui le linee guida si sovrappongono: non perdere giocatori a zero (Milik), non svendere, portare a casa ciò che serve ma anche un bonus che aiuti i conti.
C’è un dato molto interessante che viene fuori dal confronto con gli altri principali campionati europei. Con gli affari già contabilizzati, la Serie A ha raggiunto i 552 milioni di investimenti, più della Premier League dove però sono ancora da depositare e quindi contabilizzare un po’ di colpi top già messi a segno. Come sempre saranno gli inglesi a dettare le regole e fare i prezzi del mercato internazionale: il Chelsea è tornato a fare follie (si è già impegnato per 250 milioni), il City sta per fare quella del secolo, regalandosi Messi, e poi si concentrerà su operazioni come quella Koulibaly. Fonte: CdS