Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Punto Nuovo durante la trasmissione Punto Nuovo Sport Show: “A partire dal mese di maggio mi sono speso molto per il calcio, affinché si ripartisse. Mi sono consultato spesso con il CTS affinché le attività sportive potessero ripartire, anche il beach volley che era stato penalizzato. Ad oggi mi sto battendo per la ripartenza delle scuole: è fondamentale pensare al futuro dei nostri figli e nipoti, devono tornare a scuola. È un aspetto prioritario per una società civile che vuole ripartire”.
“Per quanto riguarda gli impianti sportivi, è un altro paio di maniche, ci vuole maggiore cautela. Abbiamo visto quanto accaduto quest’estate, si è riaperto quasi tutto, anche dove non è stato possibile mantenere la distanza di sicurezza e l’epidemia è ripartita con numeri preoccupanti. Stiamo parlando del periodo più tranquillo, quello estivo, eppure abbiamo numeri esorbitanti: gli scienziati sono preoccupati, cautela massima, si rischia di cadere nel baratro in un attimo”.
“In questa fase consiglio massima prudenza anche nell’idea di aprire gli stadi. Per me, bisogna aspettare ottobre-novembre, se è tutto sotto controllo, si può pensare ad una riapertura. Bisogna cominciare a lavorarci adesso, è bene che le autorità sportive e il CTS lavorino per garantire ad una riapertura per qualche settimana, o qualche mese, nella maniera più sicura possibile. È ipocrita pensare al distanziamento dove c’è grande socialità, l’abbiamo visto anche con le discoteche, è impossibile garantirlo. Non siamo a scuola, su di un autobus o al supermercato, dobbiamo essere realisti e guardare in faccia ai veri problemi che devono essere risolti. Il CTS ha il compito di dare linee guida di carattere tecnico-scientifico, il Governo poi decide e comunica. C’è bisogno di un unico comunicatore, altrimenti si genera caos”.
5-6mila persone in uno stadio?
“Se vivessimo in un Paese diverso, perché no. Potremmo organizzarlo anche con 40mila persone, nel momento in cui la struttura di controllo fosse in grado di garantire il mantenimento delle distanze ai tifosi. Ci vuole un’organizzazione che in questo momento, il Governo e le diverse istituzioni, non sono in grado di assicurare”.
Castel di Sangro?
“Numeri limitati, addirittura inferiori ai ragazzi nelle discoteche. Parlando di San Siro, del San Paolo, mi sembra difficile immaginare far entrare 10.000 persone in stadi come questi. Se garantiscono la distanza, va bene, bisogna capire se le società saranno d’accordo. Sappiamo benissimo che questi numeri non sono in grado di garantire l’assoluta sicurezza delle persone. Ci vuole buon senso e grande capacità, ma nella fase attuale, sono per la prudenza assoluta. Ci vuole un piano operativo. Il Paese per 5 mesi è andato avanti senza piani operativi”.
“Progetto per la riapertura degli impianti sportivi? Esiste una struttura della presidenza del Consiglio dei Ministri che si chiama Sport e Salute. Cosa ci sta a fare? Dovrebbe occuparsi di un piano operativo per consentire a tutti gli italiani di esercitare tutti gli sport che vogliono, in tutti gli impianti sportivi, non è un ragionamento complicato. Ecco perché dico che se non siamo capaci, è meglio essere prudenti”.