A TESTA BASSA
Il governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio si coccola il Napoli: «Spero che resti qui per almeno 12 anni», dice. Un accordo importante, oltre 1 milione di euro per il club azzurro a stagione (anche se il prossimo anno c’è ancora un vincolo con il Trentino e va trovata una soluzione). Rino è in pantaloncini. Ammicca, fa poche smorfie. «Spero di sbroccare il meno possibile, dobbiamo riuscire a migliorare quello che abbiamo fatto l’anno scorso: il motto resta quello di sempre, ovvero testa bassa e pedalare. Sarà una stagione particolare, comincia un campionato dove la bravura principale sarà quella di fare meno danni possibili in termini di infortuni. Quello che abbiamo giocato a giugno e luglio è stato un altro sport, ora dobbiamo capire quello che si può fare tenendo conto che sabato perderò per 10 giorni tutti i nazionali che rivederò sette giorni prima dell’esordio in serie A. Siamo alle prese con una programmazione diversa, questo è chiaro», spiega ancora Gattuso.
La squadra è una mescola non troppo bilanciata di vecchio e nuovo, però si deve capire se questo Napoli appartiene allo stesso sistema solare della Juventus, magari intorpidita come un leone in fase digestiva. Non svela le carte del Napoli che verrà. «Non credo che dopo un solo allenamento avete già capito cosa ho in testa, penso che vi siate fatti un filmino… Non so se giocherò con Osimhen e Mertens assieme, devo pensare alla coperta che deve essere bella tirata, perché poi non vorrei ritrovarmi scoperto a centrocampo o in difesa. Anche Lozano quest’anno farà molto più di quanto ha fatto nei primi sei mesi con me». È chiaro che proverà (e riproverà) mille e più volte a far convivere i due. Nella sua prima conferenza, Gattuso torna a toccare i suoi temi più cari, il veleno e il carattere.
«Dobbiamo fare un passo in avanti, quello che non siamo riusciti a fare a Barcellona. Era chiaro che loro erano in difficoltà, era evidente. Ma noi lo abbiamo capito dopo aver preso tre schiaffi. Ecco, l’asticella viene alzata se certe cose si capiscono prima di prendere tre gol. La reazione al Camp Nou c’è stata ma è arrivata troppo tardi. E abbiamo buttato via la partita».
È sereno, ha messo in preventivo l’addio di qualche pezzo da 90. «Sono soddisfatto di allenare una squadra forte, con giovani che sono tra i migliori al mondo. Poi ci sono le problematiche societarie: il club ha perso tanto, i tifosi non entrano allo stadio e non siamo arrivati in Champions, quindi sto a ciò che mi dice il club. Io alleno quelli che ci sono».
Ma questo non cambia lo scenario. «Da tanti anni il Napoli va in Champions e dobbiamo puntarci, lavorando sulla testa e migliorando le prestazioni. Ci sono tante squadre che si sono rafforzate ma dobbiamo arrivarci. Col carattere solo si vincono poche partite, bisogna essere forti, completi. Un giocatore deve crederci, restare solo se è al 100 per cento con cuore e testa», dice ancora Gattuso.
Sapendo che il primo a metterci il 100 per cento di cuore e testa è proprio lui. È rimasto col sorriso, anche senza rinnovo. Un tema, quello del contratto, che ora non è nei suoi pensieri. Con De Laurentiis, a Capri, la decisione di andare oltre: se ci sarà la voglia di entrambi, di un nuovo contratto si tornerà a parlare magari prima di Natale. Ma senza ossessioni. Gattuso non ha bisogno di contratti nuovi per dare il 100 per cento del cuore e della testa. Fonte: Il Mattino