Non è un segnale di crisi, non pensate che sia una marcia indietro. Ma l’emergenza legata al Covid, lo stop per due mesi della stagione sportiva, il ritorno senza pubblico e senza incassi (con l’obbligo di restituire le quote abbonamenti della passata stagione). Le prospettive ancora di giocare a porte chiuse almeno fino a ottobre (ma di sicuro il ritorno sugli spalti sarà a piccoli passi), la mancata qualificazione alla Champions impongono al Napoli una seria riflessione finanziaria ed economica.
Perché all’appello mancano per l’interruzione del campionato i primi 30 milioni di euro. E senza Champions ecco che vengono meno almeno altri 50 milioni. Dunque, inevitabile che il Napoli debba tagliare quella voce del bilancio che indica il costo del personale tesserato: lo scorso anno il Napoli era nel club dei 100 milioni euro di stipendi lordi (pesava e non poco anche l’ingaggio di Ancelotti e dei suoi collaboratori, circa 8,9 milioni lordi complessivi). Ora occorre arrivare a quota 80. Già dietro il diktat presidenziale «vendere» c’è questa esigenza: ridurre gli ingaggi. Tornare ai livelli della stagione 17/18, l’ultima di Sarri, anche perché, sia pure non ancora ufficializzato, De Laurentiis non nasconde che questo bilancio si chiuderà in rosso. Fonte: Il Mattino