Gravina insiste per il ritorno dei tifosi allo stadio, ma arriva la frenata. Il ministro del no congela il pubblico.
Lega Calcio e Figc accelerano, il ministro e il comitato tecnico-scientifico predicano invece prudenza. La riapertura degli stadi al pubblico – l’ultima grande battaglia del tandem Dal Pino-Gravina, ai quali in gran parte si deve la ripartenza del calcio professionistico post lockdown – è probabilmente la più complessa da vincere.
Il titolare del dicastero ieri ha indirettamente risposto al numero uno della Serie A che, a margine dell’assemblea di giovedì, parlava di sorpresa «nel vedere alcune discoteche all’aperto dove si riuniscono migliaia di persone e pensare poi agli stadi vuoti, con la premiazione per lo scudetto della Juventus che si svolgerà nel deserto».
IL FRENO
«Il campionato si chiuderà con il week-end e già questo mi sembra un grande successo – ha dichiarato Spadafora a Radio Kiss Kiss – Siamo stati cauti e abbiamo fatto le cose con calma, riaprendo solo quando è stato possibile, non quando qualcuno ha provato a costringerci a farlo. Sull’apertura degli stadi, bisogna ancora capire come evolverà la situazione sanitaria».
È, a tutti gli effetti, un freno all’entusiasmo del pallone che sperava già di strappare l’ok agli scienziati in questa settimana. Invece non sembrano esserci margini per una risposta immediata. Lunedì, comunque, Gravina proverà a riallacciare il dialogo facendo capire che la programmazione per il 2020-21 va fatta ora e non è ulteriormente rinviabile. Fosse dipeso da Serie A e Federcalcio la gente avrebbe ripopolato le tribune da almeno venti giorni. Anche perché adesso gli abbonati agiranno per ottenere i rimborsi delle gare non godute e, in generale, per le società si stima una perdita netta media pari al 14% del fatturato totale. Fonte: CdS