Giuseppe Staiano, avvocato di Aurelio De Laurentiis ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Punto Nuovo durante la trasmissione Punto Nuovo Sport Show: “Credo fortemente nella pena educativa, il tema culturale è estremamente importante, per il calcio e per la società. Andrebbe fatto un grande lavoro culturale a partire dalle scuole, partendo da questo possiamo essere certi di avere molti meno momenti patologici che ci costringeranno ad attuare pene afflittive”.
Razzismo?
“Tema molto scottante. Sono per la non banalizzazione. Rilegare a mo’ di sfottò certi cori o affermazioni è sbagliato, perché passa un messaggio culturale sbagliato. “Bu” o “Lavali col fuoco” è qualcosa che culturalmente va combattuto. La storia insegna che la banalizzazione degenera in fenomeni peggiori. Sono d’accordo nel dire che il mondo della tifoseria – o del calcio in generale – presenta fenomeni di razzismo che vanno combattuti senza se e senza me”.
“Koulibaly ha ragione, Napoli non è una città razzista. E’ una città molto virtuosa. Probabilmente ci sarà qualche stupido – per utilizzare un eufemismo – che fa commenti razzisti. Il razzismo va combattuto e rispetto a questi temi è sbagliato dividersi. Bisogna restare compatti”.
Mafia nel calcio?
“Ricordo a tutti l’audizione che il Napoli fece per la commissione antimafia. In quell’occasione ci fu la possibilità di far emergere che il Napoli rappresentasse un soggetto virtuoso rispetto alle infiltrazioni mafiose nel mondo del calcio. Spesso il Napoli ha tenuto una linea durissima. Tale da rendere difficile la comunicazione con la tifoseria organizzata. A volte le infiltrazioni possono nascondersi dietro a situazioni che non vengono percepite immediatamente come tali. Ma la società fa controlli scrupolosi”.
“Dirò di più: i giocatori provenienti da altrove vengono formati su chi potrebbero avvicinarsi a loro. Sono un avvocato penalista. Ma la mia storia professionale ha incrociato processi parecchio significativi sul pentitismo. Spesso di natura politica. Ci sarebbe da dire tanto. Troppo spesso dietro il pentitismo ci sono dinamiche malsane che non fanno bene alla giustizia e creano danni reputazionali inaccettabili”.