Nessun piano B, è rebus sul nuovo format

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Un piano B già pronto non c’è, ma qualche ipotesi circola. La più ricorrente vede una A divisa in due gironi, stabiliti in base alla classifica 2019/20 (da una parte le squadre piazzate in posizioni dispari, dall’altra le pari) o più probabilmente a criteri territoriali (nord e centro-sud), poi avanti con gare di andata e ritorno (in tutto 180) fino a determinare due classifiche. A quel punto scatterebbe… l’incrocio con la creazione di una poule scudetto (a 4 o a 6?), di una per i posti in Europa League e di una per la salvezza. Di certo dopo i due gironi da 10 iniziali non sono previsti subito play off e play out. Perché? Se l’obiettivo è diminuire il numero delle partite attuali di A (380), al tempo stesso questo numero non può essere neppure tagliato drasticamente perché ci sono contratti in essere. Se il rapporto tra la Lega e Sky fosse più sereno, mettendosi a un tavolino insieme una formula “giusta” potrebbe essere trovata. Ma visto che le parti sono in causa per l’ultima rata dei diritti 2019/20 in via Rosellini nessuno si sogna di toccare il format diminuendo gli incontri da trasmettere. In Lega ritengono che, stando così le cose, sia più facile partire il 12-13 settembre convincendo i presidenti che vorrebbero iniziare più tardi perché impegnati nelle coppe europee ad agosto (concedere una settimana di riposo in più solo a queste formazioni come ipotizzato dalla Premier League in Italia non pare possibile) piuttosto che inasprire lo scontro con i broadcaster. Ecco perché quando il Consiglio di Lega dovrà fornire alla Figc la data di inizio, non potrà che essere il 12-13 settembre.

Factory della Comunicazione

Fonte: CdS.

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