APPROFONDIMENTO- Aurelio De Laurentiis: una vita tra rivoluzioni e battaglie
Tracciamo un profilo sui primi sedici anni di presidenza di Aurelio De Laurentiis
De Laurentiis: il patron del Napoli è sicuramente uno dei personaggi più discussi e sul quale le opinioni sono sempre state contrastanti.
“Voi non vi dovete preoccupare se va via Cavani, dovete preoccuparvi se vado via io..“
Così Aurelio De Laurentiis esordì qualche anno fa quando fu incalzato sulla possibile cessione del Matador alla vigilia del calciomercato estivo che poi portò alla maxicessione al Paris Saint Germain.
Già perchè quando il 6 settembre 2004 all’ombra del Vesuvio il produttore cinematografico si è insediato come nuovo presidente del calcio Napoli, appena ripartito dal fallimento, la vita del club e forse anche dei tifosi partenopei è cambiata per sempre.
Da quel giorno è nato un rapporto odio-amore sul quale il sottoscritto (e a mio avviso nessuno dovrebbe farlo) non intende metterci becco perchè è un tema troppo sensibile, dove ci sono opinioni davvero contrastanti. In questa nostra fotografia infatti vogliamo soltanto evidenziare in modo oggettivo quanto fatto nei suoi sedici anni di presidenza del club, nel bene e nel male.
In questo lungo periodo sicuramente sul piano dei risultati c’è ben poco da recriminare perchè il Napoli per la sua storia, a parte i sette anni magici dell’era del più grande di tutti, aveva vinto poco e niente prima di De Laurentiis. Il patron paradossalmente ha saputo parlare tantissimo con i fatti, portando in tre anni la squadra dalla C alla A e aumentando stagione dopo stagione la competitività del club fino a portarlo ad essere la seconda forza della A (ma col “furto di Milano” di due stagioni orsono quando il Napoli è stato privato di un meritatissimo Scudetto).
Se la squadra cresceva nei numeri sicuramente il consenso del patron non aumentava di pari passo, ma perchè? Perchè le sue parole e talvolta i suoi comportamenti da “guascone temerario” cozzavano con le aspettative diventate sempre più alte. E allora ricordiamo la sua battaglia in Lega dopo i sorteggi dei calendari con relativa fuga in motorino dopo aver apostrofato l’intero management della Serie A, oppure il famoso litigio di Parma con un tifoso al termine di un match ricco di tensione.
Non solo parole ma anche una sfida contro gli Ultras e una politica iniziale dei prezzi che non ha certamente spianato la strada verso un idillio, anzi ha avviato una guerra intestina ancora non del tutto terminata. De Laurentiis come imprenditore però, anche nella politica di autofinanziamento del club, è sempre stato lungimirante diventando un modello per tanti suoi colleghi in Serie A e se oggi in epoca post covid 19 il Napoli ha un tesoretto da poter spendere lo deve alle sue idee.
E in questi anni i suoi contributi in termini di innovazioni all’intera Lega A e talvolta anche alla Fifa non sono mancati, dal doppio sponsor sulle maglie ai risarcimenti ai club da parte delle Federazioni in caso di infortuni dei calciatori. E non dimentichiamo che la scelta di dare visibilità alla Supercoppa Italiana con la finale in paesi stranieri resta un’idea tutta targata ADL, così come l’idea prima di allungare la panchina e ora di consentire cinque cambi.
E adesso, dopo essere stato uno dei promotori della ripresa del campionato dopo la pandemia, De Laurentiis sta guidando una personalissima battaglia contro le attuali emittenti televisive affinchè sia proprio la Lega A a creare un proprio canale di trasmissione delle gare. Un’idea dalla quale molti altri presidenti si stanno lasciando ingolosire dalla possibilità di vedere gli introiti aumentare a dislivello, e chi più di un presidente visionario come De Laurentis può intravederne le potenzialità?
Potrebbe non essere un’operazione a breve termine ma, c’è da scommettere, quando ADL si mette in testa qualcosa smuove mari e monti…
Articolo a cura di Marco Lepore