Alessandro Barbano: “La lezione di Sinisa Mihajlovic è questa”
La lezione: si lotta fino all’ultimo minuto. E più le squadre si allungano, più il Bologna può coprire con uno spirito guerriero i suoi limiti tecnici, e colpire nel punto di debolezza dell’avversario. Perché perfino il Napoli che va in vantaggio, domina e detta legge in campo, perfino il Napoli che ha trasformato un fantasista come Insigne nell’attaccante che recupera più palloni dagli avversari in tutta la serie A, perfino il Napoli che per settanta minuti tiene compatta la rete elastica di Gattuso ha una breccia. Sta in uno spazio dinamico tra Maksimovic, Zielinski e Hysaj, in un triangolo che si apre e si chiude mentre gli azzurri rientrano sotto la pressione del contropiede rossoblù. È tra queste maglie che il Bologna penetra più volte anche dopo il gol del pareggio, con l’indomita perseveranza di Palacio, che ci prova più volte e sbaglia la diagonale su Meret in uscita. Ma ha 38 anni e ne dimostra dieci di meno.
Questo per dire che il pareggio, giusto nell’equilibrio dei novanta minuti, certifica una condizione atletica delle due squadre impari rispetto al loro valore tecnico. Il Napoli, che pure delizia con certe sue geometrie, finisce col fiatone, e il Bologna forse la spunterebbe se avesse dalla sua altri dieci minuti. Ma diverse sono le ambizioni delle due squadre, e dei tecnici che le guidano. Mihajlovic chiude un campionato di conferma e di transizione. Gattuso ribalta una stagione iniziata male e pone le fondamenta per tornare tra le grandi. È per questo che i limiti difensivi del suo Napoli pesano di più sul finale di stagione e sull’avventura in Champions. In quel triangolo delle incertezze azzurre l’8 agosto a Barcellona non ci saranno Orsolini, Palacio e Barrow, ma piuttosto Messi, Suarez e Griezmann.
La ricostruzione del tecnico calabrese impatta su lacune e asimmetrie che solo il mercato potrà sanare. Il Napoli ha fin qui incassato 44 gol in sole 33 partite, contro i 36 e i 29 – su 38 gare – degli ultimi due campionati. Vorrà poi dire qualcosa che 6 degli ultimi 7 gol subiti sono stati segnati nella porta azzurra nel secondo tempo, quando le squadre si fanno più lunghe. La cerniera impenetrabile, che aveva in Koulibaly e in Albiol due coordinate dinamiche capaci di muoversi all’unisono, è solo un ricordo. O forse un modello da reinventare.
Fonte: Alessandro Barbano CdS