Gattuso: «Non possiamo avere tanti punti in meno rispetto all’Atalanta. Occorre riflettere, lavorare e crescere»
Il tecnico del Napoli non manda giù la classifica del Napoli
Un’altra vittoria. E sono dodici, nelle ultime sedici partite. Dalla Lazio, dalla svolta: il Napoli c’è, continua a dimostrare di esserci e si è visto anche ieri. Con il Genoa, a Marassi, terreno di un’altra conquista che Insigne e compagni hanno archiviato verso la prossima stagione e soprattutto verso il ritorno degli ottavi di Champions con il Barça. Fermo restando un aspetto. Un numero che a Gattuso, giustamente, proprio non va giù: «Sono contento per la vittoria e di quello che stiamo facendo, però ai miei dico sempre di guardare la classifica. Tutti i giorni: e abbiamo tanti punti dall’Atalanta, che è forte, ma evidentemente c’è qualcosa che non va. Sì, considerando la qualità della nostra squadra c’è qualcosa che non va: costruiamo una mentalità vincente».
LA MISSIONE
E allora, l’analisi di Rino. Lucida, spietata, cinica ma assolutamente veritiera. Lui non si accontenta, è fatto così, non può e conoscendolo ormai un po’ non ha tutti i torti. La sua missione è semplice, pur se decisamente complessa: «Oggi dico che siamo una grande squadra, ma con tutti i giovani bravi che abbiamo, giovani che possono diventare molto forti, non possiamo stare a questa distanza dall’Atalanta. Sia chiaro: stiamo parlando di un’ottima squadra, ma valutando la nostra qualità devo pensare che evidentemente c’è ancora qualcosa che non va. Ci sono tutti questi punti tra noi e loro e dunque ogni volta dobbiamo guardare la classifica e pensarci. E poi guardare a quello che abbiamo fatto bene e meno bene da quando sono arrivato». Finale in crescendo con traguardo: «Dobbiamo continuare a lavorare per creare una mentalità vincente». In maniera definitiva.
AREK E OSIMHEN
Sì, l’obiettivo vero del lavoro di Rino è questo. «Bisogna costruire una mentalità forte e vincente ed evitare gli alti e bassi. Bisogna dimostrare di essere una squadra per 90-95 minuti ogni volta. In ogni partita».
Gradualmente si cresce. «Ci piace palleggiare, è vero, ma avete visto come abbiamo attaccato la profondità? Ultimamente lo stiamo facendo molto bene».
Finale dedicato ai singoli: «Callejon? José ha scritto pagine importanti per sette anni e penso che doveva chiudere così. Era il minimo per un professionista del genere: un giocatore come lui è molto importante per un allenatore».
Poi, Milik: «Non è facile trovare uno più forte di lui senza spendere tantissimi soldi, però quando un giocatore ha voglia di cambiare aria e pensa che sia finito un ciclo allora bisogna rispettarlo. Altrimenti diventa difficile per tutti: per lui, per il tecnico…».
Osimhen può essere più forte? «E’ un giocatore del Lilla e non mi pare giusto parlare di lui. Ha caratteristiche diverse, comunque: quando arriverà allora vi spiegherò cosa cambierà rispetto a Milik». Chiarissimo.
Fabio Mandarini CdS