È probabile che nelle prossime ore, magari dopo la partita con la Spal, De Laurentiis e Callejon si possano incontrare per affrontare la questione. José in un primo momento aveva accettato di concludere la stagione con la maglia azzurra senza pretendere altro. Poi il ripensamento, dietro consiglio dell’agente.
D’altronde, sotto il profilo formale, il sindacato dei calciatore dà ragione a Callejon: «Evita contenziosi – c’è scritto in una nota di ieri inviata a tutti – ma nessuno potrà obbligarti a sottoscrivere un accordo di prosecuzione del rapporto lavoro per il periodo dal 01/07/2020 al 31/08/2020. Analogamente, nessuno può importi di firmare un accordo che preveda un obbligo di prestazione lavorativa per luglio e agosto 2020 senza retribuzione. Le norme sui contratti di lavoro, non ultima la legge n. 91/1981 sul lavoro sportivo, riconoscono espressamente l’onerosità della prestazione».
Ma il Napoli non si aspettava questa presa di posizione. Anche perché, come promesso durante i festeggiamenti per la vittoria della Coppa Italia, ieri è arrivato il pagamento della contesa mensilità di marzo che – a dire il vero – quasi nessun club ha pagato ai propri tesserati. E se, come promesso da De Laurentiis a Gattuso, anche gli stipendi di aprile e maggio verranno corrisposti per intero entro la fine di agosto (senza essere tagliati o spalmati nella prossima stagione), davvero i giocatori del Napoli riceverebbero un trattamento di lusso, a paragone di tanti altri colleghi di serie A.
In ogni caso, comunque vada, nulla scalfirà i sette anni vissuti da Callejon al Napoli: 338 partite e 80 gol. La sua è una stoffa nobile, la stoffa del campione. Che merita, in ogni caso, un grande tributo per quello che ha fatto. Fonte: Il Mattino