Sarri sorride, divertito. Gli hanno fatto leggere le ultime esternazioni sul suo conto di Aurelio De Laurentiis. Ma non nasconde dietro quella risata il fastidio. Maurizio Sarri, anche questa volta, come le tante altre volte in cui il presidente del Napoli lo ha chiamato “traditore”, non replicherà. Non ne vale la pena, confida agli inseparabili del suo staff. Né la Juventus vuole alzare un polverone. Verrà quel momento, però, in cui il tecnico di Figline racconterà anche le cose mai raccontate nel rapporto tra i due. Ma quel momento non è certo adesso. A poche ore dalla della finale di Coppa Italia, a pochi giorni dalla ripresa del campionato, nel pieno di uno dei periodi più drammatici della storia del Paese. L’intervista di De Laurentiis al «Corriere dello Sport-Stadio» non lo lascia, però, indifferente. Perché non capisce il motivo di tutta questa rabbia e di questo rancore del numero uno del Napoli nei suoi confronti. Ancora adesso. Ma allarga le braccia. La sua versione di quell’addio, l’ha già raccontata. E non è esattamente legata ai soldi: anzi. Perché uno dei temi erano i progetti per far crescere ancora di più il Napoli. Che non coincidevano.
IL SILENZIO – Se ne starà alla larga dall’argomento anche quest’oggi, quando con la Juve arriverà a Roma per la sfida di domani all’Olimpico. Evidente che la separazione brucia ancora a De Laurentiis anche per i risultati deludenti ottenuti dalla gestione Ancelotti. Sarri affida agli altri il ricordo di quell’addio: per quegli incontri (pochissimi) in cui De Laurentiis non ha mai presentato una offerta economica per il rinnovo. Ma anche per quel rapporto straordinario con il popolo delle curve, con l’anima del tifo azzurro. Sarri non si è mai sentito traditore: né quando ha lasciato il Napoli, né quando ha detto di sì alla Juventus. Non capisce questo continuo rinvangare il passato. Ha vissuto tre anni straordinari, Sarri, sia pure turbati da un rapporto difficile con De Laurentiis. Colpa di quel contratto iniziale che prevedeva l’opzione unilaterale alla scadenza di ogni stagione. A 700mila euro l’anno. Alla fine del primo campionato, dopo un lungo braccio di ferro, arrivò l’aumento: 1,4 milioni. I due tornarono a discutere del nuovo contratto nella stagione dei 91 punti. Ma, raccontava Sarri in quei mesi napoletani, non c’è mai stato un vero segnale di volerlo trattenere. Lui, De Laurentiis, non faceva altro che criticarlo per l’impiego risicato della rosa. Lo accusò: «La squadra è rimasta senza energia». Sarri era rimasto turbato da alcuni episodi: su tutti, le critiche di De Laurentiis nel ventre del Bernabeu dopo la spettacolare prova al cospetto del Real Madrid nel 2017. Ma anche il suo silenzio alla vigilia della partita-scudetto con la Fiorentina, dopo la notte di Inter-Juventus.
PRIMO SUCCESSO -Guarda avanti, lui. E non capisce la rabbia di De Laurentiis nei suoi confronti. Proprio fa fatica a comprenderla. «Ho scoperto alla tv che stavano prendendo Ancelotti», ammise. Ma è chiaro che De Laurentiis, a suo vedere, da tempo aveva deciso di girare pagina e di dire addio al suo 4-3-3 spettacolare e che ha fatto la storia del calcio. La risposta al presidente? Arriverà. Non adesso. Ora ha altro per la testa: perché le scelte da fare in vista della sfida alla squadra di Gattuso non sono poche e non di poco conto. La condizione atletica avrà un suo peso nella decisione di chi schierare. Se incrocerà De Laurentiis, però, stavolta difficilmente gli tenderà la mano. E, in questo caso, è una fortuna che il protocollo del Comitato tecnico scientifico e della Figc non lo preveda. Anzi, lo vieta proprio. Fonte: Il Mattino