A qualcuno scoppia il cuore per la gioia o anche solo per il sollievo, per questo senso di improvvisa leggerezza che non si avvertiva da chissà quando qui a Castel Volturno. Gattuso ne è l’artefice. Al di là dei risultati. C’è lui dietro questo Napoli, dietro la decisione di non lasciare la città in pieno lockdown, di non far esplodere la delusione per il mancato pagamento di tre mensilità (una è attesa a giorni, ma i giocatori hanno grosse perplessità sul comportamento del club). Mettiamo tutto da parte, è il mantra di Rino.
E così il Napoli sta facendo. Insomma, se questa è una vigilia serena il merito è tutto di Rino Gattuso. Anche lui ha messo da parte quel discorso rinnovo che era stato avviato già prima della gara col Barcellona, ripreso una decina di giorni fa da De Laurentiis con Mendes e al momento fermo alla richiesta di Ringhio di non volere l’interminabile corollario di penali, clausole rescissorie, opzioni, bonus e altro che invece il Napoli pretende venga inserito. Insomma, bisogna convincere Gattuso (e in tanti cominciano a bussare alla sua porte) senza dare il suo rinnovo per scontato. Perché non lo è.
Rino ieri ha parlato alla squadra. Per la prima volta dopo il match con l’Inter. Alcune cose non gli sono piaciute e ha avvertito i suoi che questi errori, con la Juventus, non verranno perdonati. Vuole la Coppa Italia, il suo primo trofeo da allenatore. Sarebbe il giusto premio per il lavoro fatto in questi mesi al Napoli. Sono pochi gli azzurri che c’erano a Doha, il giorno dell’ultima coppa vinta dal Napoli. Dicembre 2014. In campo Koulibaly e Ghoulam. In panchina Luperto, Mertens e Callejon. A Castel Volturno sono tornati gli occhi della tigre.
Non ha bisogno, Gattuso, di sottolineare che nulla è compiuto. «Lo vedo che siete carichi, dobbiamo vincere questa Coppa Italia», ripete tra le poche avvertenze di natura tecnica e tattica. In certi momenti è stata come una traversata nel deserto: con la Coppa Italia che ha scandito i momenti più importanti. La vittoria con la Lazio è stato il riscatto, il segnale della forza degli azzurri. Poi il successo in casa dell’Inter. Altro passaggio determinante.
Oggi al San Paolo il test per capire chi schierare. Ma poi è possibile che qualche cosa cambi all’ultimo istante. Certo, difficile se Fabian sta bene tenerlo fuori dalla finale. Anche perché Elmas ha un po’ deluso. Ma chance ne ha pure Allan. Di certo, tutti attendono le scelte di Gattuso, lo sciamano che ha puntato i suoi occhi in quelli dei giocatori e li ha fatti diventare una squadra, non la truppa scombiccherata dei mesi precedenti. C’è un patto, tra lui e i giocatori: teniamo tutto da parte, teniamo anche le questioni societarie in un angolo, persino le questione economiche. Vinciamo per noi stessi. Segnali chiari. Altri allenatori, dopo la grande crisi, non avrebbero risollevato la squadra ma sarebbero affondati con lei: Ringhio l’ha tirata fuori dal fango, riuscendo a costruire qualcosa di solido.
Da qui la scelta di Mertens di accettare il rinnovo, i dubbi di Koulibaly se andar via o continuare l’avventura a Napoli e così via. È una attesa serena, quella che porta all’Olimpico. Come è giusto che sia: nessuno la renderà pesante. Ci sono idee nuove, facce nuove e ghigni nuovi. Dove tutti sono pronti a fare sacrifici. C’è Ospina che allena Meret, assieme ai preparatori di Gattuso. Il colombiano non ci sarà, è stato l’eroe della semifinale con l’Inter. Ed è un vero peccato.
A centrocampo solo Lobotka preoccupa ancora. In attacco Insigne e Mertens sono la coppia intoccabile, con Politano e Callejon ancora in ballottaggio anche se lo spagnolo non ha entusiasmato nel finale con l’Inter. A proposito: la Figc e la Uefa hanno disposto che nei casi alla Callejon, con contratto in scadenza, non sono previsti nuovi compensi e che l’accordo va ritenuto esteso fino al 31 agosto. Ma va firmato un nuovo contratto, in cui vengono sancite e accettate queste decisioni. Per questo dopo la gara con la Coppa Italia a Callejon verrà proposto una bozza di questo nuovo accordo. Fonte: Il Mattino