Tanta sofferenza ma ce l’ha fatta. Il Napoli giocherà mercoledì la finale di Coppa Italia contro la Juventus all’Olimpico. Ed è un bellissimo segnale di ripresa della squadra ricostruita tatticamente e moralmente da Gattuso. Dopo mesi grigi, con la zona Champions che troppo presto è uscita dal mirino e la ribellione dello spogliatoio a De Laurentiis. È stata dura contro l’Inter e non soltanto per il caldo perché i nerazzurri erano andati subito in vantaggio e hanno fino al 95’ tentato di vincere, schiacciando la difesa avversaria.
Ci hanno pensato quei due piccoli dal cuore grande e dalla tecnica sopraffina, Insigne e Mertens, entrato ufficialmente nella storia con la rete numero 122. Il Napoli tornerà a Roma dopo sei anni, vinse la finale del 2014 contro la Fiorentina nella drammatica notte dell’agguato a Ciro Esposito. E troverà sull’altra panchina Sarri, l’uomo che lo portò nel 2018 a un passo dallo scudetto.
Ma l’impresa non fu realizzata per quanto accadde nelle ultime battute del campionato, tra l’errore dell’arbitro Orsato in Inter-Juve al calo di tensione degli azzurri a Firenze. Sarà la decima finale per il Napoli, che ha conquistato cinque volte la Coppa, mentre i bianconeri sono quelli che ne hanno vinte di più (13).
È stata una semifinale avvincente, niente a che vedere con Juve-Milan, non a caso finita a reti bianche. Dovremo provare a divertirci seguendo da lontano partite che si giocano in stadi vuoti. Tocca a chi è in campo regalare emozioni e al San Paolo ce ne sono state. Dopo il doveroso omaggio agli italiani deceduti per il Coronavirus e a coloro che ne hanno strappati migliaia alla morte, come gli angeli dell’ospedale Cotugno accompagnati dal professore Roberto Parrella. A una serata che ha avuto un significato particolare per Gattuso, pochi giorni fa colpito dalla scomparsa della giovanissima sorella: i suoi occhi erano umidi dopo il minuto di raccoglimento. Il primo gol post lockdown lo ha segnato dal calcio d’angolo Eriksen, che finora aveva collezionato una manciata di minuti in nerazzurro.
Appena 120 secondi per riportare la sfida col Napoli in equilibrio, dopo lo 0-1 di Milano. Il pallone ha attraversato l’area ed è sfuggito allo sguardo di Ospina. Una distrazione che ha condizionato l’avvio degli azzurri e ha esaltato i loro avversari, diventati subito aggressivi, soprattutto sul lato destro, dove forte si è avvertita la spinta di Candreva, mal contrastato da Hysaj. Lo 0-1 dopo due minuti ha cambiato i piani tattici di Gattuso, che forse avrebbe voluto sfruttare la rapidità dei contropiedisti Mertens e Insigne, come è accaduto poi in occasione del pareggio arrivato alla fine del primo tempo, dopo una lunga fase di sofferenza per il Napoli.
Ospina si è riscattato dalla grave svista iniziale e ha evitato il tracollo respingendo in otto minuti il colpo di testa di Lukaku e il tiro di Candreva. E proprio dopo l’intervento sul laterale nerazzurro ha rilanciato in maniera perfetta per Insigne. Bravo a finalizzare il contropiede attirando su di sé due difensori e ad offrire il pallone a Mertens, salito al comando della classifica dei cannonieri azzurri con 122 reti. È stato, quello al 41’, il primo e unico tiro in porta del Napoli nel primo tempo e questo dà il senso delle difficoltà accusate dagli uomini di Gattuso, bloccati da avversari che solo apparentemente sembravano in migliori condizioni fisiche.
Da non sottovalutare l’errore commesso da Rocchi. Che non se l’è sentita di estrarre il secondo giallo su Young per un fallo su Politano. a riportare gli azzurri in equilibrio. Subito dopo, ci avrebbero pensato Insigne e Mertens. Autentici salvagenti in una fase critica in cui l’Inter non è riuscita a piazzare il secondo gol che avrebbe allontanato il Napoli dalla finale all’Olimpico.
Dries, prossimo al rinnovo del contratto (soltanto qualche dettaglio da definire prima dell’annuncio attesissimo dalla tifoseria), è riuscito a ribaltare l’inerzia della sfida. Il Napoli è salito di tono, a spingerlo non c’erano i 50 mila. Ma la voglia di conquistare il biglietto per l’Olimpico dopo aver riportato l’ago della bilancia della sua parte. Sull’1-1 Gattuso ha potuto riproporre il progetto tattico visto al Meazza nella partita d’andata. Blindando la difesa e sfruttando la velocità di Mertens e Insigne per tentare il raddoppio. Ma si è chiuso troppo e ha concesso campo agli avversari. L’Inter ha provato a forzare l’area di Ospina.
Conte ha tolto Candreva, Young e Lautaro per vivacizzare la spinta offensiva. E in effetti c’è stato un assalto negli ultimi venticinque minuti. Con il portiere colombiano protagonista in due occasioni su Eriksen e i suoi compagni in sofferenza. Anche Gattuso ha dato una rinfrescata alla squadra con i cambi. Stringendo i denti, con uomini allo stremo delle forze per la fatica. Il Napoli ha conquistato la finale e ha regalato un sorriso alla città. Grazie ai suoi piccoli affidabilissimi Lorenzo e Dries e al carattere; la forma fisica migliorerà. Fonte: Il Mattino