La palestra nel garage di casa come simbolo della sua voglia di tornare ai livelli di prima. L’errore di dire a Gattuso: «Sì, sono pronto», quando invece pronto non lo era ancora. Ma Koulibaly adesso va davvero di corsa. Non sa se resterà qui anche il prossimo anno, ma sa che ha la grande occasione di riportare a Napoli un trofeo che qui manca dal 2014. E lui c’era a Doha quella notte quando gli azzurri trionfarono in Supercoppa tra le dune del Qatar ai danni della Juventus. È uno dei pochi sopravvissuti di quella squadra: in campo c’erano lui, Callejon e Ghoulam. In panchina Dries Mertens.
Eccolo, l’incubo è iniziato al 5 minuto di Napoli-Parma. La prima di Ringhio dopo l’esonero di Ancelotti. Il crac al bicipite femorale e poi il rientro, frettoloso, contro il Lecce. Prima di un altro stop. Sbagliò il senegalese, in quei giorni: era sicuro di star bene, nonostante la lunga angoscia per un infortunio inedito. I medici avevano dei dubbi, ma Koulibaly diceva di star bene. E in questo tipo di incidente, quel che conta di più è il parere del calciatore.
Al di là del lockdown, non è mai stato fermo per così tanto tempo. Gattuso lo ha spesso confortato, raccontandogli tutti gli accidenti che gli sono capitati nella sua carriera, ovvero dalla rottura del crociato ai problemi al tendine di Achille. Gli ha spiegato che ci vuole pazienza. Ed è quello che negli ultimi mesi Koulibaly ha avuto. Più degli altri. Da dicembre a oggi, una sola partita. 46 giorni in infermeria prima del rientro con il Lecce, poi altre 4 partite saltate prima dello stop alla stagione. Contro l’Inter ci sarà lui a guidare la difesa. Ha recuperato, con tutta tranquillità.
Prenderà il posto di uno che in poco tempo era riuscito a far breccia nelle sicurezza di Gattuso, ovvero Manolas. Ma il 13 giugno, nella semifinale di ritorno contro la squadra di Conte, Koulibaly ci sarà. Vuole esserci. Come in uno di quei film americani che raccontano ascesa, caduta e resurrezione degli eroi dello sport: non vede l’ora di tornare a indossare la magli azzurra, dopo i mesi nel tunnel, i mesi di speranze infrante, il riposo forzato, gli allenamenti in solitudine.
Non è vero che Koulibaly studia inglese da mesi, come segno che sta iniziando ad annusare l’aria della Premier. Certo, è lì che lo cercano con maggiore insistenza, dal Liverpool al Tottenham. Potesse scegliere il futuro lontano da Napoli, lo immagina a Parigi perché la Francia è la terra che ha adottato la sua famiglia di emigranti e perché nella Ville Lumiere ha già fatto anche degli investimenti immobiliari.
Ma non deciderà lui da solo, serve anche una offerta importante da presentare a De Laurentiis e qualcuno che gli offra un ingaggio superiore ai 6 milioni che prende qui in Italia. Non facile in questi tempi di crisi. Però ha tanti pretendenti Koulibaly. Tanti per davvero. Ora però deve pensare a chiudere questa stagione che riprende con la fiammata della Coppa Italia. Tutto dipende da questi 4 giorni: semifinale e poi finale all’Olimpico il 17 giugno.
Maksimovic, Manolas, Rrahmani ma anche Soumaoro del Genoa che è l’ultima tentazione di Giuntoli nel mercato dei difensori centrali. Era del Lille che lo ha girato a Preziosi a gennaio. «Se vuole andare via, di sicuro non lo tratterò», ha già detto il presidente del club rossoblu. Chiaro che Soumaoro piace e non poco al Napoli anche perché adesso può davvero pagarlo il prezzo giusto (non più di 12 milioni di euro). È un mercato particolare, quello che si aprirà in estate. Difficile fare previsioni su tempistica e prezzi. Ovviamente, non sarà semplice raccogliere il testimone da Koulibaly ma Manolas ha già dimostrato tutto il suo valore. Fonte: Il Mattino