“Il calcio in Italia rappresenta uno straordinario fattore sociale ed economico, un ineguagliabile generatore di entusiasmo. La sua capillare penetrazione nelle diverse Comunità della Penisola lo ha reso, nel corso degli anni, un elemento di coesione e di sviluppo, un moltiplicatore di passione e uno straordinario volano per l’economia, in grado di affascinare la quotidianità di milioni di italiani molto più di altri settori produttivi del Paese. La diffusione del contagio da Covid-19 ha stravolto le nostre vite, ha imposto cambiamenti radicali alle nostre abitudini e messo in discussione le relazioni interpersonali. Ma non ha spezzato il filo d’amore che lega il calcio all’Italia. Lo hanno dimostrato i numeri straordinari e i commenti positivi delle iniziative messe in campo dalla Figc nel difficile periodo del lockdown, ispirate ad un senso di responsabilità sociale che la Federazione sente proprio, a maggior ragione in un momento così drammatico. Il calcio in Italia è lo sport più rappresentativo: coinvolge 4,6 milioni di praticanti, con circa 1,4 milioni di tesserati per la FIGC, di cui 833.000 calciatori tesserati nell’ambito dell’attività giovanile. Questi numeri, di grande e crescente rilevanza, dal punto di vista della dimensione sportiva e dell’interesse generato, si traducono in importanti riflessi dal punto di vista economico; il fatturato diretto generato dal settore calcio è stimabile in 4,7 miliardi di euro. Di questa cifra, il 23% viene prodotto dai campionati dilettantistici e giovanili, dalla FIGC e dalle leghe calcistiche (1,1 miliardi di euro), mentre il restante 77% (3,6 miliardi) dal settore professionistico, ovvero dal valore della produzione generato dai club di Serie A, Serie B e Serie C. Un dato che evidenza quanto il comparto professionistico rappresenti il principale attore all’interno del sistema calcio e dell’intero sport italiano. Passione, benessere e numeri che offrono un quadro chiaro sull’unicità del nostro sistema e sull’impatto positivo che ha sull’intero Paese. Analizzando ciò che il calcio italiano genera non è quindi così difficile capire perché la Figc persegue pervicacemente la via della ripartenza. Ce lo abbiamo nel dna e lo portiamo anche nel nostro nome: per noi ripartire vuol dire tornare a giocare”.
Gabriele Gravina, presidente FIGC, è intervenuto sulla rivista Riparte l’Italia, ecco le sue parole: