Per il mondo del calcio sarà questa una settimana dove si dovrà prendere una decisione, fermarsi definitivamente, oppure vedere di nuovo il pallone rotolare. Tra queste che attendono c’è anche il Napoli di De Laurentiis che compie gli anni e pensa già al futuro. Di questo e non solo, ilnapolionline.com ne ha parlato con il collega di Sky Marco Bucciantini.
Qualche giorno fa ci ha lasciati all’età di 81 anni Gigi Simoni. Hai qualche aneddoto che lo riguarda in maniera particolare? “Più che aneddoti, preferirei raccontare la persona che è stata Gigi Simoni. Lascio gli aneddoti alle persone che hanno vissuto nei suoi spogliatoi, agli amici veri: gli aneddoti sono una forma preziosa e intima di racconto. Io Simoni l’ho solo sfiorato, in qualche studio tv, lo ricordo come uomo signorile, educato, capace di rapportarsi con tutti in ugual modo, ed è difficile avere queste qualità in un modo (del calcio) che invece è un po’ arrogante, spesso maleducato e tende a fare gerarchie: gli spogliatoi sono caserme, luoghi di rapporti anche aspri, “verticali”. Come confermano i calciatori che ha allenato, con lui giovani o adulti, mediani o centravanti, lavoratori o fuoriclasse, tutti avevano la medesima considerazione. È una qualità rara in un uomo”.
Per il mondo del calcio sarà la prossima settimana decisiva per conoscere il destino dei campionati. Siamo verso la strada giusta o temi colpi di scena?
“Se è ripartita l’economia, il calcio è economia, e bisogna farlo ripartire. Se stiamo riguadagnando scampoli di vita, il calcio ne fa parte, coinvolge, appassiona: bisogna tentare. Farlo dimostrando grande volontà, unità, compattezza. Sapendo che non possediamo il futuro, ma in questo momento il Covid ci impone di navigare a vista. E ci può imporre di cambiare le scelte che oggi sembrano possibili.
L’importante è liberare il campo dagli opportunismi. In queste settimana è stata dapprima sbagliata la volontà di alcuni di pensare il calcio al di sopra del resto, superiore all e regole. E spesso la classifica rivelava gli atteggiamenti dei presidenti (che ragionavano per convenienza), e dall’altra parte la politica tentennava, con protocolli che di fatto davano il via libera ma rendevano impossibile l’attività. Adesso abbiamo una data, proviamoci, ricordando che questa emergenza ci ha tolto dalle mani la possibilità di avere certezze, e ripensare le decisioni non sarebbe quindi una debolezza, ma solo intelligenza”.
Il nostro giornale web segue con molta attenzione il calcio femminile e si teme che la pandemia possa rallentare la crescita del movimento. Cosa ne pensi?
“Non penso che la pandemia del Coronavirus possa rallentare la crescita, anzi questa lunga pausa porterà ancora più voglia di tornare a vedere le partite. Il vostro giornale web conferma che il movimento cresce, appassiona. Il successo del calcio femminile su Sky ha dimostrato due cose: la tv sa creare eventi, veicolare interesse. Ma soprattutto, il calcio femminile è diventato mediatico perché è diventato praticato. Io porto mio figlio all’oratorio e ci sono diverse bambine nella sua squadra. Questo è successo: il calcio è diventato un sogno delle bambine, una voglia, una possibilità. Tra dieci anni saranno ancora di più, e quindi giocheranno sempre meglio. Perché un’altra chiave del successo è che la qualità del gioco e delle calciatrici è cresciuta: le partite sono più veloci, più tecniche e più fisiche rispetto a 20 anni fa. E adesso che la base cresce, ci saranno sempre giocatrici migliori”.
Infine ieri è stato il compleanno di De Laurentiis, quali auguri gli vorresti fare, visto anche il nuovo progetto con Gattuso in panchina. “Su Gattuso vorrei spendere un paio di concetti. Milan e Napoli, venivano da anni dove avevano terminato un ciclo e avevano bisogno di un allenatore che sapesse trovare nuove idee. Gennaro Gattuso con i rossoneri aveva creato un alchimia di squadra, non basandosi sui singoli, ma sul concetto di gruppo. A Napoli non c’era un bel clima, per le varie vicende che tutti noi conosciamo. Anche in questo caso ha saputo coinvolgere il nucleo, lasciando da parte gli individualismi. Gattuso spesso gli si sono appiccicate delle etichette che non sempre gli fanno onore. Lui non è un allenatore grintoso, ma è tatticamente preparato, sa dare le risposte giuste in conferenze stampe, mai banali, perciò possa fare bene a Napoli. Per me Gattuso è un destinato al calcio, non un predestinato. Poi passando alla tua domanda su De Laurentiis, potrei dirti che è un rivoluzionario o un’idealista, ma per me è un grande imprenditore, anche se non sempre crea empatia con gli altri, o a volte esagera nelle esternazione, ma nel calcio di oggi ci vorrebbero persone come lui. Purtroppo molti suoi colleghi non ragionano alla sua stessa maniera, pensando più a se stessi. Vorrei che lui da grande imprenditore, possa investire ancora di più sull’immenso patrimonio che ha a disposizione, però fino ad ora ha saputo coniugare i vari aspetti e il Napoli è in auge anche per merito suo”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco
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