Spesso si parla di argentini, dimenticando la folta colonia brasiliana passata per il San Paolo. In principio fu Paulo Innocenti detto Pippone per via del naso importante, l’ultimo è stato Vinicius. Sono 33 i “carioca” acquistati dal Napoli nella sua storia, più Santacroce, italianissimo, ma nato nello Stato di Bahia. Allan, l’unico a vestire l’azzurro oggi. Goliardo, Ragusa e Santillo, un trio degli Anni 30, ma poi nel 1955 da queste parti sbarcò Vinicio. Luis Vinicio, attaccante, ’o Lione: prima grande giocatore, poi straordinario allenatore e figlio acquisito della città (ha 88 anni e vive ancora a Napoli). E mica soltanto lui: Del Vecchio, sì, ma a seguire soprattutto Cané e Altafini, core ’ngrato per un gol segnato poi con la maglia della Juve. Campioni veri. Da aggiungere a loro Sormani, Clerici e Dirceu, poi due signori del calibro di Careca ed Alemao. Mitici, loro. Eroi immortali. Ottimo libero era invece Cruz, mentre buoni erano i piedi di Beto e la grinta di Matuzalem. Appena tracce hanno lasciato, invece, Caio e soprattutto Paquito. Nel 2000 ci fu Edmundo, figlio legittimo del calcio che però faceva più bizze che gol. Era talentuoso ma ancora giovane Amauri, quando vestì l’azzurro, mentre a cavallo del declino e della rinascita sono transitati: Montezine, Pià, Toledo e Leandro. Dal 2010, e dunque dal ritorno in pianta stabile al vertice, è stata poi la volta di Cribari; Uvini; Rafael; Jorginho, Henrique; Allan, Gabriel; Leandrinho e Vinicius (mai esordito entrambi). Nell’ordine. Ma Jorginho e Allan meritano una menzione a parte: anche grazie a loro, rispettivamente regista e mezzala di grande livello, il Napoli di Sarri ha sfiorato il terzo scudetto.
Il Mattino