IL SETTORE GIOVANILE IN CAMPANIA (VOL. 3)- L'”incompiuta” Salernitana
Analisi sulla cantera della Salernitana
Salernitana- Terza puntata del nostro viaggio sui settori giovanili in Campania dei club professionistici campani. Oggi fari puntati sui granata.
“Ogni bruco aspetta di trasformarsi in farfalla..”
C’è una piazza in Campania, quella di Salerno, che dopo aver un ventennio fa dimostrato di poter essere all’altezza della serie A ,ha vissuto anni davvero molto difficili subendo l’onta di ben due fallimenti e la vergogna della ripartenza da campionati che certamente non le competono.
Quindi dopo aver parlato di due vere e proprie certezze nel panorama campano come Napoli (CLICCA QUI) e Benevento (CLICCA QUI), è ora il turno di analizzare il lavoro messo in piedi dal club granata in tema di settore giovanile.
Nel 2011 come detto la Salernitana è ripartita per la terza volta con una proprietà che col duo Lotito-Mezzaroma non soffrirà di quelle crisi economiche che troppo spesso hanno infangato la storia e la gloria del club.
E il fallimento ha comportato anche a livello giovanile la totale distruzione del patrimonio umano di cui si era dotati e il dover ripartire da zero con degli evidenti gap nei confronti di chi invece ha saputo dare continuità negli anni costruendo una cantera solida.
E allora in casa Salernitana, dopo una prima fase di assestamento, la scelta è stata di affidarsi dal 2014 alle mani sapienti di Angelo Mariano Fabiani che, oltre ad occuparsi di portare la prima squadra a buoni livelli (ma col sogno serie A sempre troppo lontano), ha assunto anche il ruolo di Responsabile del settore giovanile granata.
La decisione personalmente, anche se condivisibile da un certo punto di vista perchè l’esigenza primaria iniziale era di riportare la prima squadra almeno in B, dall’ altro ci lascia un pochino perplessi in quanto potrebbe indurci a pensare che il club ancora oggi dopo anni di assestamento non abbia percepito a pieno il vantaggio di costruire una cantera importante con una figura ad hoc a guidarla.
E non a caso in questi anni a livello giovanile la Salernitana non è riuscita a togliersi grandi soddisfazioni nei campionati nazionali di categoria. Anche se i quarti di finale raggiunti nella stagione 2016-17 con l’ Under 15 di mister Mario Landi che si è dovuta inchinare solo a una più forte Inter dopo uno spettacolare primo tempo nella gara di andata casalinga, resta il punto più alto.
Non male neanche i play off raggiunti l’anno successivo dall’Under 15 di mister Ernesto De Santis, poi spazzati via dal Torino corsaro con un netto 4-0 in Campania nel primo turno, ma parliamo purtroppo di piccole eccezioni alla regola.
Già perchè i criteri adottati dal sottoscritto per valutare la forza delle giovanili di un club rimangono sempre gli stessi: competitività della Primavera e costanza di risultati nelle diverse categorie.
Purtroppo la formazione Primavera, a mio avviso una sorta di trade union tra calcio giovanile e professionistico, nel caso della Salernitana ha dovuto spesso ingoiare bocconi amarissimi, risultando raramente competitiva anche con la riforma del campionato. A onor del vero in questa stagione i ragazzi di mister Antonio Rizzolo, in odore di addio per lasciare spazio allo storico capitano Luca Fusco, hanno sicuramente fatto un pochino meglio rispetto al passato con un dignitoso ottavo posto.
Discorso simile anche nelle categorie Under perchè, al di là di qualche singolo exploit già citato sopra, negli anni sono arrivate poche soddisfazioni e gratificazioni nelle stagioni scorse e raramente si è avuta la sensazione di poter competere per i play off, laddove altre piazze di serie B (Pescara, Frosinone, Benevento ad esempio) sono riuscite. Anche se il sesto posto attuale dell’Under 15 di mister Pasquale Cerrato, forse uno dei pochi certi della riconferma nella prossima stagione in cui si prevede una mini rivoluzione, è sicuramente un buon piazzamento in valore assoluto.
Sarebbe bello dunque che anche nella piazza di Salerno, come avvenuto negli ultimi anni sia a Napoli che a Benevento, si cominciasse a dare maggior importanza al settore giovanile, magari lavorando proprio dal basso senza dover necessariamente investire grossi budget.
Articolo a cura di Marco Lepore