CALCIO FEMMINILE – A meno di colpi di scena, la ripresa è improbabile

I campionati dilettanti verso la chiusura, calcio femminile compreso

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Tutto il mondo del calcio attende il Consiglio Federale di domani. E sopratutto attende quelle decisioni sulla ripartenza che per troppo tempo sono state al centro di un rimpallo di responsabilità fra le varie leghe, la FIGC, il CONI e il Governo. E il calcio femminile non fa eccezione perché sa che dalle decisioni di domani dipenderà il futuro a breve e medio termine di tutto il movimento.

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Mancano sei giornate alla fine e in un mese, con qualche turno infrasettimanale, si potrebbe concludere la stagione lasciando che sia il campo a decidere i verdetti anziché doversi affidare ad altri criteri come il merito sportivo che potrebbero generare polemiche (anche se nulla di paragonabile a quello che sta accadendo nella Serie C maschile). Il nodo è ovviamente quello legato al protocollo sanitario che, per come è adesso, risulta essere di difficile applicazione per le squadre femminili, specialmente quelle non legate a club maschili, complicando i piani della ripartenza. La Juventus e il Milan sembrano quelle che spingono maggiormente per tornare in campo: le bianconere che hanno ripreso ad allenarsi individualmente a Vinovo e hanno richiamato a Torino le straniere, le rossonere attendono solo il via libera per tornare al Vismara. Più attendiste le altre che aspettano appunto le decisioni del Consiglio Federale per eventualmente organizzarsi, mentre la sola Pink Bari al momento si è schierata apertamente per lo stop definitivo. In Serie B poi la situazione è ancora più complicata perché i soldi sono ancora meno, così come le società che possono contare sull’appoggio di un club maschile, e non ci sono neanche le tv a tenere vivo l’interesse per un proseguo del campionato.

Per calciatrici e allenatori di dubbi sulla ripartenza non ce ne sarebbero, tutte fremano per il ritorno in campo e non lo nascondo nelle interviste o nei post sui social personali, ma la loro volontà conta poco perché se non ci saranno le condizioni di garantire la sicurezza, se i costi saranno – come pare – troppo elevati per garantire la ripresa anche loro, a malincuore, dovranno arrendersi e iniziare a pensare alla prossima stagione con la speranza che questo stop non comprometta i passi avanti fatti dal movimento negli ultimi anni e soprattutto non segni la fine del discorso sul professionismo avviato sull’onda del grande Mondiale disputato dalle azzurre.

La sensazione è che la ripresa sia improbabile, a meno che non arrivi un deciso alleggerimento del protocollo sanitario, e che dopo il Consiglio di domani possa arrivare la decisione della Divisione femminile di dire basta e pensare al prossimo campionato decidendo anche sul format: restare a 12 come oggi (quindi retrocedendo Orobica e Tavagnacco e promuovendo Napoli e San Marino Academy) o portare a 14-15 le squadre in massima serie (con la Lazio che potrebbe approfittarne) magari aumentando il numero di retrocessioni nella prossima stagione per tornare a 12. Tutte ipotesi che solo dopo il Consiglio Federale potranno avere una base solida su cui poggiarsi.

Fonte: Tommaso Maschio Tmw

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