Fu una pandemia che sorse improvvisa. Quel pomeriggio. Alle 17.46 del 10 Maggio 1987. A Fuorigrotta. Si propagò velocissima, da nord a sud. Si espanse nell’aria, attraverso l’onda sonora che si levò da migliaia di urla. Attraverso il battito di decine di migliaia di cuori che accelerarono, frullando nel petto come il battere di ali di uccelli in gabbia. Che cercavano di venir fuori per volare verso il sole. Si propagò dentro gli abbracci, e le lacrime di un popolo che si riversò dovunque. La brezza marina soffiò via educatamente le piccole nuvole sul golfo, così che il cielo potesse mostrarsi nello spettacolo del suo azzurro più vivido. Per fare da sfondo alla gioia più sfrenata. Le colline di Posillipo e del Vomero si imbellettarono le guance, e lo sfolgorio dei raggi dorati le inondarono aprendo solchi sorridenti sulle loro creste. Illuminandone i picchi. Sul Vesuvio comparve una bandiera, chissà come. Azzurra. Assieme a migliaia di altre. Il mare arrestò la sua quieta marea. Si protese verso la folla assiepata lungo la massicciata degli scogli in fila. Mescolandosi con la strada. E con la gente che la percorreva. Le isole lontane apparvero più vicine. Come se si fossero inclinate, per guardare più dappresso cosa stesse accadendo. Napoli esplose. Una follia dolce che accompagnò le ultime parole di Ameri, alla radio. Per dare la notizia a quelli che non erano riusciti a stiparsi nel catino del San Paolo. “Il Napoli e’ campione d’ Italia, sono le 17.46”. L’attesa era terminata. I vicoli esplosero. Padri e figli sollevarono le cornette dei telefoni. E piansero assieme. Strillando di gioia. Il fil rouge eterno della simbiosi di un popolo con la sua squadra era, finalmente, stato annodato dalla ruota del tempo. Fu un momento di delirio inenarrabile. Si affacciarono gli dei del calcio, anche essi plaudenti, perchè quel giorno fu un giorno di tutti quelli che amavano il calcio. E quelli che ne guidavano le fila da lassù annuivano, felici. Fu una pandemia che sorse improvvisa. Si propagò rapidissima. Inarrestabile. Bellissima. Meravigliosa. Commovente. Sono trascorsi trentatrè anni. E non hanno ancora trovato il vaccino. Non lo troveranno mai, temo.
a cura di Stefano Iaconis