Il tracollo finanziario delle società non risparmierebbe i giocatori

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DANNO CERTO

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Gli effetti della pandemia, così, se da un lato comporterebbero un rischio sulla durata degli accordi depositati e ratificati dalle Leghe. Dall’altro potrebbero diventare anche un motivo di apparente depauperamento tecnico delle società. Solo apparente, però. Perché, in effetti, potrebbero celare l’interesse di liberarsi di impegni sotto il profilo economico resi insostenibili dalla crisi e non più onorabili per ovvie ragioni. In sostanza, i calciatori e gli allenatori con i loro staff tecnici titolari di contratti pluriennali potrebbero veder risolti gli impegni sottoscritti e trovarsi di fatto senza lavoro loro malgrado.

Ovviamente tutto sarebbe scongiurato se i campionati dovessero ricominciare come in tanti si augurano per disinnescare derive giudiziarie e le più svariate problematiche connesse. Oltre a un tracollo finanziario come ormai appare inevitabile soprattutto in Seconda e Terza Serie. Ma non andrebbe esclusa da questo scenario neppure la Serie A.

Come lo stesso presidente federale Gabriele Gravina ha più volte evidenziato parlando della gravità della situazione in caso di chiusura definitiva dei tornei. Tutto andrebbe sottoposto al giudizio dei vari collegi arbitrali eventualmente aditi dai club. Ma chi non coglierebbe l’opportunità di ristabilire un equilibrio economico di fronte alla più disastrosa crisi del dopo guerra? Escludere sin d’ora un rischio per i calciatori sarebbe un errore di valutazione assai grave e, non a caso, la stessa AIC si è allertata prontamente fornendo il dovuto appoggio ai suoi assistiti. Basterà? Fonte: CdS

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