Colombo (European Leagues): “Ho fiducia in una decisione positiva da parte del Ministro Spadafora”
Alberto Colombo, vicesegretario generale delle European Leagues – l’organizzazione che supporta trentacinque campionati professionisti e più di 900 club in ventotto Paesi – ha un osservatorio privilegiato per fotografare il momento di sicuro particolare che vive il calcio in Europa.
Colombo, da più parti ci sono segnali positivi per la ripresa dei campionati. Anche in Italia. In queste ore la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, ha dichiarato che «Si va verso una buona direzione, così si può immaginare di tornare a giocare». E’ d’accordo? «Certo, a partire dalle decisioni prese in Germania da Bundesliga e Governo, questo è un momento molto positivo».
Com’è la situazione in Italia? «Lega e Figc nelle ultime settimane hanno fatto un gran lavoro per poter terminare il campionato. I presidenti Dal Pino e Gravina hanno cooperato in maniera propositiva, preparando un terreno che sarà fondamentale per la ripresa. Questo spirito di cooperazione si è esteso dall’ambito nazionale a quello internazionale».
In che modo? «Il lavoro fatto si è snodato lungo tre direttive. La prima riguarda i calendari. Grazie a European Leagues e Uefa, si sono trovate le finestre per consentire alle leghe di terminare i campionati. Come può immaginare, con bolle temporali ristrette, non era affatto facile. La seconda riguarda i regolamenti: sono stati apportati cambi alle normative per poter adattare le finestre di mercato ma anche la questione contrattuale tra calciatori e club. In questo senso è stata confermata la volontà per l’implementazione del “Financial Fair Play”».
Molti club si appelleranno alla crisi per rendere più elastica l’applicazione del Fair Play finanziario. «Abbiamo lavorato per una applicazione virtuosa e rigorosa. Non si fa un passo indietro, ma uno avanti. Il fatto – diciamo così – di «stringere la cintura», mi creda, aiuterà i club. Infine, qui mi riferisco alla terza direttiva, si è lavorato sullo sviluppo dei protocolli medici».
Le premesse sono state poste. E ora? «Ora la decisione finale spetta al Governo, attenzione: non alla politica, ma al Governo, mi sembra una distinzione focale dopo queste settimane. E’ importante che ora ci sia sul tavolo un protocollo – prodotto da una commissione scientifica e medica. Protocollo che tra l’altro è stato migliorato in questi giorni».
E’ un nodo decisivo. «Il lavoro sui protocolli è essenziale. Ma guardi, la situazione in Italia non è affatto peggiore rispetto a quella di altri Paesi. Il protocollo ha varie componenti: uno medico, uno per la ripresa degli allenamenti, uno per giocare a porte chiuse. E ne servirà poi uno per educare gli attori, ovvero tutti i componenti delle squadre, allenatori, giocatori, staff, collaboratori».
Si argomenta molto su una questione del protocollo medico: come ci si dovrà comportare a fronte della positività di un calciatore? «La prassi, già adottata dalla Germania, è questa: si isola il positivo, segue una quarantena individuale, le persone con cui è venuto a contatto verranno testate, ma non può esistere una quarantena di squadra. Saranno utilissimi i tamponi ravvicinati e i test sierologici, ma ripeto: la volontà di tutti è quella di terminare i campionati».
E se non ci si riesce a farli finire? Che criteri si dovranno usare per le classifiche? «La priorità deve essere data al merito sportivo, come hanno fatto in Francia».
Diamo un’occhiata fuori dall’Italia: come si stanno muovendo le altre leghe europee? «Ci sono Paesi in pole position, lì i campionati riprenderanno prima. Nella Repubblica Ceca il 25, in Polonia il 29, in Portogallo, Croazia e Israele il 30. Sono situazioni diverse, anche dal punto di vista dei contagi, ma si va nella stessa direzione. Poi ci sono paesi con campionati – per così dire – estivi. Svezia, Finlandia, Norvegia, Kazakistan, Azerbaigian hanno semplicemente posticipato a giugno l’inizio dei loro campionati».
La Germania si è mossa per prima: va presa a modello? «In Germania sono state prese decisioni in tempi rapidi, hanno approvato il protocollo l’altro giorno e riprendono il campionato il 16, ma c’è stato un processo molto strutturato anche in Italia. In Inghilterra e in Spagna si sta lavorando in maniera molto seria sui protocolli, in collaborazione con i rispettivi governi. C’è la voglia, ovunque, di ricominciare a giugno».
Intanto i giocatori dei nostri club sono tornati ad allenarsi individualmente. «E’ un primo importante passo. Ora aspettiamo il 18 maggio per gli allenamenti di squadra. E quello sarà un altro passo: c’è grande fiducia».
Il Ministro dello Sport non sembra così convinto. «Le cose sono cambiate negli ultimi giorni, io sono fiducioso in una decisione positiva da parte del Ministro Spadafora».
Colombo, che calcio ci aspetta? «Guardi, durante questa emergenza abbiamo capito che nella vita ci si abitua a tutto. Ma tra un mondo con il calcio e uno senza, meglio il mondo con il calcio, no? Gli appassionati stanno scalpitando per il ritorno dei vari campionati, immagino che tutti vogliano tornare allo stadio presto, ma per un po’ dovremo abituarci alle porte chiuse».
Fino a quando? «Si può immaginare una fase graduale. Abbiamo vissuto varie fasi. Con lo scoppio dell’emergenza Coronavirus non c’è stato calcio. Ora ci stiamo attrezzando per un calcio a porte chiuse. Più avanti si giocherà con stadi a capienza ridotta. Poi finalmente si tornerà a riempirli. Non saremo noi a decidere i tempi, ma la scienza e i governi. Ma non credo che ci aspetti un calcio diverso, certo, sarà una fase transitoria, ma siamo molto fiduciosi per un ritorno – il prima possibile – alla normalità».
Furio Zara (CdS)